Sayokoè una giovane donna che vive sola in una casa tradizionale, nascosta fra inuovi palazzi di una città moderna. La sua professione è quella di affittaregatti alle persone sole, mentre si trascina un carretto, pieno di mici,sul lungofiume. Prima una donna anziana,poi un uomo di mezza età, infine la giovane impiegata di un’agenzia di noleggioauto diventano suoi clienti. A ognuno di loro – a patto che superino l’esame cui lei li sottopone – Sayoko non chiedeche mille yen (10 euro) per affittare un gatto che potranno tenere sino aquando lo riterranno opportuno. Sayoko sa che i gatti la amano quanto lei amaloro, ma vorrebbe che questo scambio di sentimenti potesse darsi anche con gliesseri umani. Ogni tanto scrive un suo proposito su un foglio di carta e loappende al muro. Sull’ultimo si legge: «Quest’anno voglio sposarmi». Un giorno,Sayoko incontra Shigaru, suo ex-compagnoalle scuole medie. Durante le poche ore passate insieme, le iniziali diffidenze della ragazza sembranopoco alla volta stemperarsi, sino a che il giovane non scompare. Sayoko ritornasul lungofiume coi suoi gatti, mentre il foglio col proposito nuziale si staccadal muro e cade a terra. Ultimofilm di Ogigami Naoko, presentato in anteprima mondiale al FestivalInternazionale del Cinema di Berlino, Rent-a-Catconferma il gusto della cineasta per la commedia surreale, venata di elementidrammatici e, a volte, anche grotteschi(si pensi al personaggio del vicino della protagonista, un travestito alquanto sui generis), mescolati fra loro con sapiente equilibrio. Pur nellasua dimensione onirica, il film statutto dentro quella quotidianità minimalista che contrassegna molta commediagiapponese contemporanea – e che i romanzi di Banana Yoshimoto benerappresentano sul versante letterario – dove la dimensione del sentimento, delmodo in cui ci si rapporta agli altri e ai fatti della vita, si trova a giocareun ruolo di primo piano. Senza esitazione alcuna, il film ha come suo temadominante quello della solitudine, condizione che accomuna Sayoko a tutti glialtri personaggi del film (nessuno escluso!), e che si pone nei fatti come undato universale di là dall’età, dalla professione e dall’appartenenza a unsesso anziché a un altro. Per dirla con Shigaru: «Anche i bugiardi e ipervertiti sono soli». La missione di Sayoko è quella di aiutare, se stessa egli altri, a rendere meno faticosa tale solitudine, perché un gatto può colmarequei vuoti che la vita ci lascia dentro. Con un’insistenza anche eccessiva, il film rimanda più volte all’ideadel “buco da riempire”, non solo attraverso la voce narrante della stessaprotagonista, ma anche tramite ricorrenti veri e propri buchi (come quellidelle calze di Gorō, della tasca di Sayoko e della ciambella di Megumi). Sayokorappresenta un tipo femminile anch’esso ricorrente nella narrativa giapponesecontemporanea: è una giovane donna molto sensibile, attribuisce grandeimportanza agli affetti (si vedano i ricorrenti ricordi della nonna, morta dadue anni), conduce un’esistenza modesta e per certi aspetti ordinaria, è sola esa di esserlo, non ha di sé una particolare considerazione, ama viverepiuttosto ai margini che al centro del mondo che abita, ed è priva diparticolari qualità. Ma, soprattutto, Sayoko è un personaggio che rifugge dallabanalità e dalla massificazione dominante. Lo testimonia da subitol’originalità della sua “professione”, e poi la stravaganza di alcunicomportamenti (si veda il modo con cui raffredda la soba e esplicita i propri “buoni propositi”), il vivere in unasorta di sospensione fra sogno, realtà e immaginazione (come meglio vedremo frapoco), e, soprattutto, l’avversione verso certe cattive abitudini dominanti,come quella di dividere tutto in categorie che stabiliscono cosa è di classe A(i gatti di razza, le macchine di lusso e d’importazione, e le persone riccheche sanno come apparire) e cosa invece di classe C (i gatti meticci, leutilitarie giapponesi, e le persone che ricche non sono e a cui poco importadella propria immagine). Secondo Sayoko, che in ben due diverse occasionipretende qualcosa di classe C decisa a pagarlo come se invece fosse di classeA, se qualcuno pensa a qualcosa come a qualcosa di speciale è sicuramentequesta la cosa la migliore.Ciòche però più sorprende di Rent-a-Catè l’intelligenza della sua tessitura narrativa, tutta da iscrivere al lavoro diOgigami, sia nella sua veste di regista, sia in quella di sceneggiatrice. Si ègià detto della dimensione surreale del film che tende a mescolare realtà,ricordo, sogno e immaginazione, talvolta anche con evidenti ambiguità (ilpersonaggio di Megumi appare prima come una semplice creatura onirica e poicome un personaggio reale; in una delle scene girate sul lungo fiume Sayoko hal’impressione che tutti siano improvvisamente scomparsi, e l’uso della slowmotion e del teleobiettivo danno forza a questa situazione “ai confinidella realtà”). Il mondo di Rent-a-Catè così, innanzitutto, un mondo piegato alla soggettività di Sayoko, al suo mododi sentire e vivere la realtà che la circonda, ai suoi ricordi (la scuola mediae l’incontro con Shigaru), ai suoi sogni (il «Japan Rent-a-Cat»), alle suefantasie (quando immagina di essere un’operatrice di borsa, una veggente o unamusicista). Questidiversi aspetti, tipici di certo cinema postmoderno, cui solo in parte però ilfilm sembra appartenere, si fondono poi ad un evidente gusto per i meccanismidella ripetizione. I primi due noleggi di felini (quello alla signora anziana,Toshiko, e all’uomo di mezza età, Gorō),e in parte anche il terzo (quello alla giovane impiegata, Megumi) sistrutturano sulla rigida ripetizione degli stessi fatti e situazioni:l’incontro sul lungo fiume, la richiesta d’affitto, la visita alla casa delcliente, il racconto del suo passato e della sua situazione affettiva, ilconsenso di Sayoko all’affitto, la firma del contratto, la richiesta delpagamento simbolico, la menzogna della protagonista sul proprio vero lavoro, ilrientro a casa, l’incontro col vicino, l’arrivo di una telefonata che costringeSayoko a ritornare nell’abitazione del cliente). Questo gioco di iterazioni siestende poi anche ad altri momenti del film, come quello in cui la realtàripete il sogno (dall’onirico «Japan Rent-a-Cat» al reale «Rent-a-Car», con leloro identiche divisioni in classi di quel che è noleggiato, la stessaimpiegata e gli stessi effetti di montaggio, come gli inserti sugli occhi e labocca della ragazza che parla a macchinetta come un nastro registrato), oppurequando il passato ritorna nel presente (l’ice-candyche Shigaru andava a prendere per calmare la sete di Sayoko in infermeria,diventa, nell’adesso della storia, una birra). Se atutto ciò aggiungiamo la scelta di evitare la banalità di un qualsivoglia lietofine (Shigaru scompare nel nulla e non diventa il possibile marito desideratoda Sayoko), l’uso di diversi oggetti in funzione mnemonica (la gelatinadell’anziana signora, il buco nella tasca di Sayoko, lo yoyo e il gelato diShigaru) e il ricorso a quei pillow shotstanto cari a Ozu (ovvero inquadrature che si succedono senza mostrare nulla dirilevante per lo sviluppo del racconto e che servono solo a prolungare neltempo i sentimenti generati da una certa situazione), Rent-A-Cat ci appare davvero come un film degno della massimaconsiderazione. [Dario Tomasi].
Sayokoè una giovane donna che vive sola in una casa tradizionale, nascosta fra inuovi palazzi di una città moderna. La sua professione è quella di affittaregatti alle persone sole, mentre si trascina un carretto, pieno di mici,sul lungofiume. Prima una donna anziana,poi un uomo di mezza età, infine la giovane impiegata di un’agenzia di noleggioauto diventano suoi clienti. A ognuno di loro – a patto che superino l’esame cui lei li sottopone – Sayoko non chiedeche mille yen (10 euro) per affittare un gatto che potranno tenere sino aquando lo riterranno opportuno. Sayoko sa che i gatti la amano quanto lei amaloro, ma vorrebbe che questo scambio di sentimenti potesse darsi anche con gliesseri umani. Ogni tanto scrive un suo proposito su un foglio di carta e loappende al muro. Sull’ultimo si legge: «Quest’anno voglio sposarmi». Un giorno,Sayoko incontra Shigaru, suo ex-compagnoalle scuole medie. Durante le poche ore passate insieme, le iniziali diffidenze della ragazza sembranopoco alla volta stemperarsi, sino a che il giovane non scompare. Sayoko ritornasul lungofiume coi suoi gatti, mentre il foglio col proposito nuziale si staccadal muro e cade a terra. Ultimofilm di Ogigami Naoko, presentato in anteprima mondiale al FestivalInternazionale del Cinema di Berlino, Rent-a-Catconferma il gusto della cineasta per la commedia surreale, venata di elementidrammatici e, a volte, anche grotteschi(si pensi al personaggio del vicino della protagonista, un travestito alquanto sui generis), mescolati fra loro con sapiente equilibrio. Pur nellasua dimensione onirica, il film statutto dentro quella quotidianità minimalista che contrassegna molta commediagiapponese contemporanea – e che i romanzi di Banana Yoshimoto benerappresentano sul versante letterario – dove la dimensione del sentimento, delmodo in cui ci si rapporta agli altri e ai fatti della vita, si trova a giocareun ruolo di primo piano. Senza esitazione alcuna, il film ha come suo temadominante quello della solitudine, condizione che accomuna Sayoko a tutti glialtri personaggi del film (nessuno escluso!), e che si pone nei fatti come undato universale di là dall’età, dalla professione e dall’appartenenza a unsesso anziché a un altro. Per dirla con Shigaru: «Anche i bugiardi e ipervertiti sono soli». La missione di Sayoko è quella di aiutare, se stessa egli altri, a rendere meno faticosa tale solitudine, perché un gatto può colmarequei vuoti che la vita ci lascia dentro. Con un’insistenza anche eccessiva, il film rimanda più volte all’ideadel “buco da riempire”, non solo attraverso la voce narrante della stessaprotagonista, ma anche tramite ricorrenti veri e propri buchi (come quellidelle calze di Gorō, della tasca di Sayoko e della ciambella di Megumi). Sayokorappresenta un tipo femminile anch’esso ricorrente nella narrativa giapponesecontemporanea: è una giovane donna molto sensibile, attribuisce grandeimportanza agli affetti (si vedano i ricorrenti ricordi della nonna, morta dadue anni), conduce un’esistenza modesta e per certi aspetti ordinaria, è sola esa di esserlo, non ha di sé una particolare considerazione, ama viverepiuttosto ai margini che al centro del mondo che abita, ed è priva diparticolari qualità. Ma, soprattutto, Sayoko è un personaggio che rifugge dallabanalità e dalla massificazione dominante. Lo testimonia da subitol’originalità della sua “professione”, e poi la stravaganza di alcunicomportamenti (si veda il modo con cui raffredda la soba e esplicita i propri “buoni propositi”), il vivere in unasorta di sospensione fra sogno, realtà e immaginazione (come meglio vedremo frapoco), e, soprattutto, l’avversione verso certe cattive abitudini dominanti,come quella di dividere tutto in categorie che stabiliscono cosa è di classe A(i gatti di razza, le macchine di lusso e d’importazione, e le persone riccheche sanno come apparire) e cosa invece di classe C (i gatti meticci, leutilitarie giapponesi, e le persone che ricche non sono e a cui poco importadella propria immagine). Secondo Sayoko, che in ben due diverse occasionipretende qualcosa di classe C decisa a pagarlo come se invece fosse di classeA, se qualcuno pensa a qualcosa come a qualcosa di speciale è sicuramentequesta la cosa la migliore.Ciòche però più sorprende di Rent-a-Catè l’intelligenza della sua tessitura narrativa, tutta da iscrivere al lavoro diOgigami, sia nella sua veste di regista, sia in quella di sceneggiatrice. Si ègià detto della dimensione surreale del film che tende a mescolare realtà,ricordo, sogno e immaginazione, talvolta anche con evidenti ambiguità (ilpersonaggio di Megumi appare prima come una semplice creatura onirica e poicome un personaggio reale; in una delle scene girate sul lungo fiume Sayoko hal’impressione che tutti siano improvvisamente scomparsi, e l’uso della slowmotion e del teleobiettivo danno forza a questa situazione “ai confinidella realtà”). Il mondo di Rent-a-Catè così, innanzitutto, un mondo piegato alla soggettività di Sayoko, al suo mododi sentire e vivere la realtà che la circonda, ai suoi ricordi (la scuola mediae l’incontro con Shigaru), ai suoi sogni (il «Japan Rent-a-Cat»), alle suefantasie (quando immagina di essere un’operatrice di borsa, una veggente o unamusicista). Questidiversi aspetti, tipici di certo cinema postmoderno, cui solo in parte però ilfilm sembra appartenere, si fondono poi ad un evidente gusto per i meccanismidella ripetizione. I primi due noleggi di felini (quello alla signora anziana,Toshiko, e all’uomo di mezza età, Gorō),e in parte anche il terzo (quello alla giovane impiegata, Megumi) sistrutturano sulla rigida ripetizione degli stessi fatti e situazioni:l’incontro sul lungo fiume, la richiesta d’affitto, la visita alla casa delcliente, il racconto del suo passato e della sua situazione affettiva, ilconsenso di Sayoko all’affitto, la firma del contratto, la richiesta delpagamento simbolico, la menzogna della protagonista sul proprio vero lavoro, ilrientro a casa, l’incontro col vicino, l’arrivo di una telefonata che costringeSayoko a ritornare nell’abitazione del cliente). Questo gioco di iterazioni siestende poi anche ad altri momenti del film, come quello in cui la realtàripete il sogno (dall’onirico «Japan Rent-a-Cat» al reale «Rent-a-Car», con leloro identiche divisioni in classi di quel che è noleggiato, la stessaimpiegata e gli stessi effetti di montaggio, come gli inserti sugli occhi e labocca della ragazza che parla a macchinetta come un nastro registrato), oppurequando il passato ritorna nel presente (l’ice-candyche Shigaru andava a prendere per calmare la sete di Sayoko in infermeria,diventa, nell’adesso della storia, una birra). Se atutto ciò aggiungiamo la scelta di evitare la banalità di un qualsivoglia lietofine (Shigaru scompare nel nulla e non diventa il possibile marito desideratoda Sayoko), l’uso di diversi oggetti in funzione mnemonica (la gelatinadell’anziana signora, il buco nella tasca di Sayoko, lo yoyo e il gelato diShigaru) e il ricorso a quei pillow shotstanto cari a Ozu (ovvero inquadrature che si succedono senza mostrare nulla dirilevante per lo sviluppo del racconto e che servono solo a prolungare neltempo i sentimenti generati da una certa situazione), Rent-A-Cat ci appare davvero come un film degno della massimaconsiderazione. [Dario Tomasi].
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