Renzi a Che tempo che fa: saper comunicare ha la sua importanza

Creato il 10 marzo 2013 da Paopasc @questdecisione

Il messaggio, indiretto, che emerge dall'intervista di Fazio a Renzi a Che tempo che fa è che saper comunicare conta. La comunicazione, cioè quella cosa che alcuni dirigenti non riescono proprio a digerire, se continuano ad avvitarsi in discorsi tecnici più che fatti con il cuore. Infatti, il razionale dietro il Se c'era Renzi, tormentone semiserio che scorrazza in rete, è dato da quel tanto di chiarezza in più nella comunicazione che i più spigolosi chiamano demagogia e populismo ma i più realisti chiamano sano legame con la realtà. Tanto è vero che a un certo punto il sindaco di Firenze si dice "Dillo più chiaro Renzi", riguardo la separazione delle funzioni di Camera e Senato. Per esempio:sul Senato, Renzi dice che deve diventare "il luogo della rappresentanza delle autonomie locali" poi, con un'autocorrezione che testimonia la sua maggiore capacità comunicativa rispetto a Bersani dice "Renzi dilla in modo più chiaro: eliminiamo il Senato come lo conosciamo ora, ci mettiamo solo i sindaci e presidenti di regione, senza indennità, [...] e vanno a fare il parere sulle leggi che riguardano comuni e regioni".

Per non parlare della completa rinuncia al contributo elettorale ai partiti che, nonostante il magro bottino, è comunque un segnale importante, tema caldeggiato da sempre dal sindaco di Firenze e al quale l'elettorato è molto sensibile. Per cinque anni, anche l'unico partito che non vi vuole rinunciare, il PD, può fare il sacrificio di autofinanziarsi, avvicinandosi a quello che la gente chiede con grande forza, che i sacrifici siano di tutti, non solo dei cittadini.

E ancora, quando dice -a proposito del fatto che non ha parlato alla Direzione nazionale- "Non è che mi possono far diventare un funzionario di partito" e definisce questa riunione dei notabili del partito come una "terapia di gruppo", ecco, questo suo essere anti-apparato è quel di più che forse avrebbe dato la vittoria. Ancora oggi, se si ascoltano i discorsi di Bersani o di alcuni dirigenti del PD non si può fare a meno di rimanere con un senso di vuoto, con la necessità di dover interpretare quanto ascoltato e constatare quanto spesso sia staccato dalla realtà.

Eccola la carta vincente, Renzi o non Renzi: meno discorsi su alleanze con Monti o Vendola o, nella versione del sindaco di Firenze, sulla Presidenza di Camera e Senato, meno terapia di gruppo e più legame con la realtà della disoccupazione, maggiore vicinanza, anche fisica, con la gente, più condivisione dei sacrifici.


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