Abbiamo corso, sudato e visto tremolare la speranza di un’estate tranquilla, ma ora bisogna rallentare, riprendere coscienziosamente i lavori alle riforme, ma con una camminata più consapevole e tranquilla: sulla riforma del lavoro il premier non vuole correre e potenzialmente non sarà pronta per l’8 ottobre (quando in Italia si svolgerà la riunione dei leader europei sulla crescita).
“Ci vorrà il tempo necessario” e, almeno per ora, un po’ ne abbiamo: la nuova commissione europea entra in carica a novembre e il neo presidente Juncker è tenuto a rispondere ad un paio di conti; sarà, infatti, chiamato a definire il piano di investimenti da 300 miliardi promesso.
A Bruxelles, inoltre, l’Italia presenterà una manovra che rispetta tutte le promesse date, “che rispetta il tetto del 3 per cento e che cercherà di muoversi dentro i confini della flessibilità già previsti dai trattati. È un segnale di totale affidabilità quello che vogliamo lanciare. E che ha già avuto un primo riscontro fortissimo nella nomina di Federica Mogherini. Non l’avremmo strappata se non fossimo stati credibili”.