Ora va bene che siamo in un paese senza memoria , però la questione dei matrimoni gay è stata lanciata proprio tre giorni fa proprio da Renzi. A che gioco giochiamo? Allo stesso di sempre, interpretato però alla Panariello, con quella improntitudine sfacciata e vacua allo stesso tempo, che è la cifra della “renzitudine”. Il sindaco di Firenze, che da buon topo di sacrestia, si guarderà bene dal fare davvero qualcosa per le coppie di fatto e per gli omosessuali, lanciando questa esca che poi ha subito ritirato, ha voluto soltanto mettere in difficoltà i poveri naufraghi ultra cattolici di Alfano, e, tramite loro, Letta.
Fuoco sulla Croce Rossa, si potrebbe dire, è fin troppo chiaro che Renzi ha una fretta dannata di arrivare alle elezioni, prima che un consistente numero di italiani cominci a sgamarlo e a capire che razza di baro sia il nuovo segretario scelto nel segreto dei gazebo.
Di certo un anno di sparate, slogan, trucchetti e battute sarebbe fatale al personaggio, alla nuova maschera gattopardesca lanciata dai potentati e dal perno rugginoso di Napolitano.
Il personaggio e la sua inconsistenza finirebbero inesorabilmente per venire alla luce qualcosa si dovesse dire e fare qualcosa di serio. Ma con una campagna elettorale di pochi mesi e un sistema mediatico plebiscitario che spaccia per oro colato le estemporanee uscite del Panariello democratico, Renzi potrebbe anche farcela a non svelare l’aura di vuoto che lo circonda e la sostanziale appartenenza a un berlusconismo nativo.
Una commedia di fronte alla quale tutti applaudono ma che fa ridere solo l’attor giovane, non piò durare troppo a lungo. Per questo Renzi tenta di vincere le mani della partita col trucco. E chi accetta di farsi ingannare, Renzi se lo merita proprio.