La bozza di riforma, che dovrebbe essere contenuta in un disegno di legge da presentare entro l'anno prevede infatti - si apprende da fonti governative - la creazione di un organismo che funga da camera di compensazione tra le Camere e gli amministratori aziendali, in mano tale da evitare pressioni nei loro confronti. Tale organismo, una sorta di consiglio di sorveglianza, sarà di nomina istituzionale e avrà il compito di nominare il consiglio di amministrazione, che non sarà più quindi di diretta espressione parlamentare come oggi. In cantiere anche uno snellimento della gestione dell'azienda con la creazione della figura dell'amministratore delegato. L'obiettivo è di intervenire non solo sulla governance, ma anche sulla natura dell'azienda: quella di ente pubblico, che le sentenze negli anni hanno definitivamente attribuito a Viale Mazzini, crea infatti lungaggini gestionali che si vorrebbe eliminare. Altro capitolo è la riforma del canone, che dovrebbe prevedere meccanismi per la lotta all'evasione e l'ancoraggio ai consumi delle famiglie con un sistema innovativo.
La riforma dovrebbe arrivare con decreto in consiglio dei ministri ancora prima del disegno di legge, in modo da consentire il pagamento della tassa l'anno prossimo con il nuovo sistema. Il decreto dovrebbe contenere anche norme per il finanziamento alle tv locali, concesso non più agli operatori di rete ma, per razionalizzare il sistema, ma agli editori televisivi e le nuove norme per il finanziamento all'editoria. Un decreto, insomma, che conterrebbe tutte le risorse per il servizio pubblico in generale e che - assicurano le stesse fonti - avrebbe già le coperture necessarie. I lavori sono stati avviati prima dell'estate, con la creazione di una cabina di regia tra i sottosegretari Antonello Giacomelli, Luca Lotti e, in una prima fase, Giovanni Legnini.
Sono stati ascoltati diversi esperti ed è pronto anche il testa della consultazione pubblica che il governo vorrebbe avviare in maniera piuttosto rivoluzionaria: non con l'utilizzo di semplici mail, ma di una piattaforma online che consentirebbe a tutti i cittadini di dire la propria. Renzi annuncia la riforma e «rivendica con orgoglio di non aver mai incontrato l'Ad dell'azienda pubblica». «La riforma della governance e dell'intero servizio pubblico è uno dei banchi di prova fondamentali per il governo», fa eco Salvatore Margiotta, senatore Pd e vicepresidente della Commissione di Vigilanza Rai. Apre anche l'Usigrai: «Il Presidente Renzi ci trova d'accordo: liberare la Rai dal controllo dei partiti e dei governi di turno è il passaggio indispensabile e prioritario per la necessaria riforma dell'assetto aziendale». Scettico il presidente della Commissione di Vigilanza, Roberto Fico: «il governo Renzi con il prelievo forzoso di 150 milioni di euro ha dato il via alla vendita di RaiWay in mano ai privati. Insomma, Renzi non avrà parlato con il dg, ma ha dato un colpo forte alla Rai e ad un asset strategico per il Paese».