Continua la fuga ininterrotta di uomini ,donne e bambini,che dai villaggi dell’interno della Repubblica del Centrafrica si dirigono, con ogni mezzo, verso la Rep. .Dem. del Congo.
E lo fanno il più in fretta possibile, per sottrarsi alla furia delle bande predatrici e assassine,che dicesi di J.Kony o anche similari, le quali imperversano nella zona da lungo tempo e, in particolare, massicciamente dallo scorso giugno.
In Congo non si sorride di certo (e lo sappiamo) per la molteplicità e la gravità dei problemi interni del Paese e, comunque, secondo la Federazione Internazionale della Croce Rossa, i rifugiati accolti in quest’ultimo esodo sono, numericamente, qualcosa, addirittura, come 1.727 tra uomini, donne, anziani e bambini.
Poco più o poco meno. Sempre tanti.
E, in effetti,cifre alla mano,essi superano di almeno cinque volte i nativi dei villaggi, che li ospitano.
E la maggiore difficoltà, sempre secondo i responsabili della Croce Rossa, sono le condizioni di precarietà oggettive, con tutte le conseguenze immaginabili in negativo, sopratutto a carattere sanitario,che questa stessa gente in seguito è costretta ad accettare se intende sopravvivere.
Le persone fuggite, in questo caso, provengono dai villaggi di Gbasiki e Gbazamba che, attraversato il fiume Ubangi, hanno trovato scampo e riparo nei villaggi di Pende e di Guele della Rep.Dem.del Congo.
Senza pace, insomma,come ben si evince dai fatti, per cui siamo sempre alle solite.
File di persone in marcia con le loro modeste masserizie.
Immagini ,purtroppo, viste e riviste troppe volte.
Ma la pace ha un nome ben preciso. Si chiama “sviluppo”, che però non è certo(diciamolo subito e senza equivoci) quello stesso delle multinazionali straniere o dei cinesi o dei cooperanti disonesti. O anche dei medesimi africani corrotti.
Quello che si definisce “sviluppo” in Africa deve arrivare ad essere possibilmente corretta alimentazione per tutti, salute per tutti e, soprattutto, istruzione per tutti.
E,ancora, che sia assolutissimamente un procedere e un fare politico (nel senso d’impegno per la collettività) degli africani onesti con altri africani onesti per gli africani onesti.
Perdonatemi il bisticcio di parole ma è voluto.
Vincere la fame (oggi è la Giornata mondiale dell’alimentazione) sconfiggere le malattie, fare cultura,mettere alla berlina i corrotti e i corruttori,tutte queste devono essere le assolute priorità nel continente specie da parte delle nuove generazioni.
E non più pensare di vendere o acquistare armi, che alimentano conflitti, piccoli o grandi che essi siano, e sono esclusivamente portatrici di morte.
Perché ciò sia reale bisogna fare comunque molta attenzione alle “sirene” ingannatrici, che spesso fomentano tempeste esclusivamente “pro domo sua”,nell’intento di creare un nemico fittizio ma sempre nemico .
E ti forniscono anche lo”strumento” per combatterlo.
E non escludo neanche gli USA, che oggi parlano tanto di sicurezza e di crescita per l’Africa, ma guardano agli affari loro in casa d’altri.
Intendo petrolio, minerali pregiati (coltan ma non solo), land grabbing.
E quant’altro ancora possa occorrere.
Anche di questo genere di “samaritani”l’Africa, a poco a poco, passo dopo passo, deve imparare assolutamente a fare a meno.
E può farcela.
a cura di Marianna Micheluzzi. (Ukundimana)