Passati novantasei giorni di insolvenza, un recuperatore è incaricato di riportare la merce alla corporazione stessa asportandola dal malcapitato di turno.
Remy e Jake sono due tra i migliori sul campo, veri schiacciasassi del mestiere.
Peccato che, a seguito di un incidente, a Remy verrà innestato un cuore artificiale, avvenimento che scatenerà una crisi di coscienza che, ovviamente, porterà soltanto guai.
Questo Free drink è per Dae.
Alla fine, è arrivato.
Quando ho dato il via alla rubrica sui film a richiesta mi sono chiesto come mi sarei sentito quando il free drink avrebbe portato ad un post sostanzialmente negativo.
Perchè così come è vero che un film possa essere percepito in modo differente a seconda dello spettatore e nulla di un giudizio legato allo stesso vada ad intaccare minimamente il valore della persona che lo consiglia, la sensazione è un pò quella di quando qualcuno ti invita a cena per poi sentirsi rifiutato il piatto forte della serata.
Ma, d'altro canto, il confronto è fatto anche di questo, è dato che il saloon è sempre stato aperto alle discussioni, non posso certo tirarmi indietro come se dovessi rimangiarmi la parola.
Devo anche ammettere che Repo men, tutto sommato, non è neppure così male.
Forse il suo peccato peggiore sta nel fatto di essere solo molto, molto paraculo.
Probabilmente autore - prima - e regista - poi - hanno riconosciuto da subito l'impossibilità di replicare la magia dell'inimitabile Blade runner, l'angoscia crescente di District 9 e la soffocante realtà di A scanner darkly, tre titoli cui, certamente, Repo men è molto legato: così, per mantenere comunque intatta una certa aura di autorialità unita all'intrattenimento del film d'azione con tutti i crismi entrambi paiono aver tratto ispirazione da Minority report, titolo che presenta gli stessi livelli di paraculaggine in crescita incontrollata, e parte appassionando per poi chiudere con colpi bassi e lavate di coscienza.
La responsabilità maggiore mi pare quella di una sceneggiatura inadeguata, a tratti segnata da buchi logici degni dei peggiori film horror e sempre pronta a scagliare il sasso per poi nascondere innocentemente la mano, perdendosi al contempo in lungaggini e togliendo forza ad un film partito - come si diceva per l'appena citato Minority report - discretamente e con potenzialità che avrebbero permesso, in altre condizioni - e forse sotto una direzione diversa -, di replicare il piccolo miracolo che fu I figli degli uomini, il lavoro migliore di Cuaron ed una delle pellicole di sci-fi prossima alla nostra realtà più interessanti e sottovalutate degli ultimi anni.
L'idea - ottima, sulla carta - del recupero crediti legato agli organi - ho i brividi solo a pensare a cosa avrebbe potuto fare con un soggetto simile il Park Chan Wook dei tempi d'oro - viene così progressivamente svilita dai più banali sviluppi che si possano immaginare: l'antieroe è in realtà un brav'uomo vessato dalla moglie nonchè amico fedele e dipendente modello, la sfortuna e il caso lo portano ad empatizzare con chi, prima, lo stesso toglieva senza troppi problemi di mezzo per portare lo stipendio a casa, sopraggiunge la consueta crisi di coscienza legata a doppio filo con l'abbandono da parte della moglie, arrivano a ruota la rottura con il sistema, la crisi con l'amico di una vita, il consueto nuovo e tormentato amore.
Tutto prima di rompere culi a destra e a manca per riportare l'ordine e la giustizia.
Troppo facile, così.
E anche quando il colpo di scena conclusivo pare riportare su un binario interessante l'intera pellicola si resta comunque perplessi sul perchè non si potesse far durare il tutto una buona mezzora in meno e con la sensazione, in qualche modo, di essere stati presi in giro con un gioco di specchi che è ben lontano dall'essere lo stesso di The prestige.
Nolan, ecco un altro nome che avrebbe fatto faville, con materia come questa.
Peccato davvero che, dietro la macchina da presa, ci fosse Miguel Sapochnik, che il massimo cui potrà aspirare, sarà continuare a dirigere episodi del Dr. House.
Troppo facile, davvero.
E preferisco struggermi di fronte al tramonto sognato in punto di morte da Carlito, che pensare a quanto possa essere crudele il cocktail sulla spiaggia di Remy che si gode la sua autobiografia.
MrFord
"Now I have seen the warnings, screaming from all sides
it's easy to ignore them and G-d knows I've tried
all this temptation, it turned my faith to lies
until I couldn't see the danger or hear the rising tide."
Pink Floyd - "Take it back" -