Il complesso di Palazzo Steri – Chiaramonte e Piazza Marina sono stati invasi da una moltitudine di persone che discutevano di libri e letteratura, ma non solo: spesso si trattatva trattava di famiglie con bambini. Una Marina di libri si segnala, infatti, per la particolare attenzione per il pubblico “giovanissimo”: laboratori di pittura e creatività all’aperto, reading di favole, realizzazione di pittura su vetro a tema letterario e favolistico. Insomma, un modo nuovo e originale per avvicinare i bambini alla magia della lettura, alla condivisione del sapere e all’interculturalità.
Dal gran numero di incontri e dalle chiacchiere che ho potuto scambiare con alcuni addetti stampa delle case editrici presenti (solo per citarne alcune: Marcos Y Marcos, Nutrimenti, Minimum Fax, Navarra, Flaccovio, Sellerio, Transeuropa) si possono trarre alcune considerazioni di ordine generale. Le piccole e medie case editrici sono vive e vivaci. È un’ottima notizia per un mondo editoriale che appare sempre più votato all’omologazione e all’abbassamento degli standard culturali dei lettori. Tuttavia la quasi totalità di esse sconta grandi difficoltà per la distribuzione: la maggior parte usa il web e la vendita on line per la commercializzazione dei volumi, in quanto le difficoltà – economiche e non – di raggiungere la libreria sono enormi. Dunque, si tratta di micro realtà attivissime ma che rischiano di essere compresse e frantumate dalla crisi economica che avanza e da un sistema di commercializzazione cannibale. Questa considerazione è ancor più pressante per quanto riguarda le case editrici che si occupano di narrativa e saggistica specializzata: per queste produzioni di nicchia, la crisi – o la trasformazione – del mercato sta assumendo contorni drammatici, mettendo alla prova la loro stessa sopravvivenza. In verità, da più parti è emersa una convinzione: ossia che il mercato editoriale sia sottoposto a un surplus di pubblicazioni di scarsa qualità, che invadono il mercato relegando ai margini la produzione di fascia “alta” (in termine di testi e di prezzi). Questo gioco al massacro, però, non paga: la logica inflattiva che muove l’editoria italiana sta mostrando la corda. L’abbassamento dei prezzi sta trasformando il libro in
“merce da hard discount: non più un patrimonio di conoscenza, ma un prodotto da banco con una vita brevissima e una scadenza ravvicinata”come ha detto un addetto stampa nel corso di una chiacchierata informale. Cause? Troppi libri, troppe case editrici e troppe collane, troppa ricerca del bestseller che ripiani un bilancio traballante. Oggi, chi riesce a piazzare un libro in classifica (e a tenerlo lì per un po’) potrà stilare un programma editoriale per l’anno successivo. Nel tentativo di superare la crisi si abbassano i prezzi a scapito di un intero sistema produttivo, non diversificando le pubblicazioni ma invadendo gli scaffali con romanzi – cloni che non hanno alcuna pretesa di originalità.
Ci sono state tavole rotonde sull’editoria digitale e sul mondo delle fiere editoriali, in cui si è parlato del cambiamento della figura dello scrittore, della spettacolarizzazione che viene chiesta – e in una certa misura, imposta – agli autori per divenire personaggi in grado di vendere i propri volumi; dal ruolo della agenzie letterarie, sempre più spesso vetrine statiche di autori e non più filtro dinamico e attivo a servizio dell’autore. Una Marina di Libri ha tutte le carte in regola per trasformarsi in un appuntamento rilevante del panorama letterario italiano. È una realtà forte e particolare che merita maggior spazio, maggior rilevanza sui giornali nazionali e attenzione da parte degli addetti ai lavori.