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Repubblica Dominicana, migliaia in piazza contro la riforma fiscale

Creato il 16 novembre 2012 da Eldorado

Che i primi cento giorni del governo di Danilo Medina non sarebbero stati facili lo si era capito da subito. Con un deficit di 5000 milioni di dollari lasciatogli dal predecessore, Leonel Fernández, il nuovo presidente ha dovuto ben presto mettere da parte le promesse di campagna per affrontare il passivo in bilancio con una ondata di nuove tasse, tagli e balzelli che colpiscono tutti i settori portanti della società, dall’istruzione alla sanità, dal turismo al commercio. Il ¨paquetazo¨ o il ¨danilazo¨, come la manovra è stata chiamata, vuole raccogliere in un primo momento 1200 milioni di dollari per tappare parte della falla, su cui pesano forti responsabilità di Fernández. Per farlo, l’intenzione è quella di colpire soprattutto la classe media e chi è già povero di suo, aumentando, tra le altre cose, l’imposta al consumo –tassando quindi ulteriormente alimenti e beni di consumo anche dei più bisognosi, ne starà fuori il riso, ma entrano caffè e zucchero- ed eliminando gli incentivi all’educazione. Il movimento Justicia Fiscal spiega bene in un un comunicato il fondo di questa riforma: ¨l’unico risultato che si otterrà sarà l’aumento dei prezzi al consumo, che provocherà un incremento progressivo dell’inflazione, compromettendo così il diritto del cittadino ad una vita dignitosa¨. Vita che al momento è già un azzardo, presi in considerazione i 200 dollari del salario base mensile.
Altre latitudini, stesso discorso: mentre contribuenti e cittadini dovranno assumere l’onere degli aumenti, nessun procedimento è stato preso verso la classe politica, responsabile della crisi fiscale, ma che manterrà i propri privilegi. Il finanziamento ai partiti, l’esosa manutenzione del corpo diplomatico, i salari dei deputati e dei loro collaboratori, le spese di campagna elettorale, dadive e rimborsi non sono stati minimamente ritoccati.
Repubblica Dominicana, migliaia in piazza contro la riforma fiscaleDa giovedì scorso sia a Santo Domingo che nelle altre città principali del paese è montata la protesta. Due i morti, uno studente di medicina nella capitale ed una maestra a Barahona, a seguito della violenta repressione effettuata dalla polizia, che si vede ancora una volta avvolta nelle critiche per il suo operato brutale. Nemmeno l’immediata investigazione, che ha portato all’arresto del poliziotto autore dell’omicidio dello studente Willy Florián e alla detenzione di altri diciannove in funzione di complicità, ha calmato l’ambiente. Le immagini, captate da una televisione locale, mostrano la sconcertante sparatoria con cui i poliziotti disperdono i manifestanti sparando ad altezza d’uomo, immagini che hanno scosso l’opinione pubblica e che rivelano l’inadeguatezza della polizia dominicana, ancorata agli schemi repressivi di epoche passate.
Immediate le reazioni. Amnesty International ha chiesto ai vertici della Policia Nacional di interrogarsi seriamente sulla professionalità dei suoi effettivi, che si vedono di nuovo coinvolti in due gravi episodi di morte violenta. Amnesty ha ricordato come già nell’ottobre 2011 abbia denunciato gli abusi della polizia, abusi che comprendono anche la tortura ed esecuzioni extragiudiziali. Esemplificativo è il caso della maestra uccisa a Barahona, colpita a morte da due agenti in borghese, mentre stava protestando pacificamente. Da qui la necessità di una profonda riforma all’interno della pubblica sicurezza, provvedimento richiesto non solo da Amnesty ma da tutte le altre organizzazioni per i diritti umani e da una società civile che si trova indifesa di fronte ai continui abusi.
Nonostante il forte ripudio popolare, la riforma tributaria è stata approvata con carattere d’urgenza e con alcuni minimi ritocchi nella serata di sabato scorso con 103 voti a favore e 68 contro. L’opposizione si è lamentata dell’intera operazione, giudicata al limite della legalità: accolta una mozione della maggioranza, il decreto, infatti, è stato approvato senza alcun dibattito. 
Allo stesso tempo il presidente Medina –opportunamente in visita ufficiale fuori dal Paese- ha annunciato un’amnistia fiscale, della quale non si conoscono ancora i particolari ma che, si teme, finirà per agevolare i circoli di potere vicini al governo.
¨È una riforma impopolare, ma necessaria, che permetterà al Governo di finanziare i progetti per i più bisognosi¨ dice il presidente. Sull’origine del debito e sulle responsabilità, però, tutto tace. 

Articolo pubblicato sull’edizione digitale di lunedì 11 novembre 2012, sull’appzine L’Indro: http://www.lindro.it/


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