L’altro giorno ero seduta su una panchina ad aspettare una persona.
Le due di pomeriggio, un sole straordinariamente tiepido per essere gennaio e una sigaretta ormai finita. Aspiro l’ultima boccata e lascio cadere il mozzicone ai miei piedi.
“Maledizione…”
L’occhio mi cade sulla punta del mio stivale destro.
Eco – pelle marrone, fibbia in metallo simil-bronzo. Tre giorni di vita e una sbucciatura.
Faccio una rapida stima del danno e tiro un sospiro. In realtà non me ne frega una ceppa. Me lo terrò così com’è. Alla fine tutti abbiamo qualche graffio che non possiamo nascondere. Gli stivali devono vedersela con la pioggia, i marciapiedi ruvidi, le merde di cane per terra… a noi esseri umani invece, i graffi ce li lascia la vita.
Lo guardo di nuovo. Quasi provo un senso di pietà. Se ne sta lì inerme, con la sua ferita aperta a mostrarmi quello che c’è sotto. Non mi sembra carino stare lì a fissarlo. Tanto non posso farci niente. Al massimo un po’ di lucido per scarpe…ma il graffio resterebbe.
“Mi spiace amico, vedrai che col tempo ti ci abituerai”
Mi accendo un’altra sigaretta e vado a farmi una passeggiata.
Così gli dimostro che essersi fatti male una volta non vuol dire che non si può continuare a camminare.