In Cina le chiamano “case-chiodo”. Neologismo coniato dai promotori immobiliari locali per identificare un edificio che si trova su un terreno espropriato, o comunque destinato ad altro uso, e i cui inquilini si oppongono alla demolizione. Proprio come un chiodo bloccato in un'asse di legno che solo i colpi di un martello possono appiattire. In questo caso più che di martelli entrano in gioco le ruspe, simboli del boom economico cinese che coincide con un'elevata cementificazione. La reattività del popolo della Rete, formidabile piazza dove la società civile locale si confronta su quasi tutto, ha poi permesso che queste immagini cominciassero a rimbalzare con insistenza in tutto il mondo.
Nagelhaus
Ed è proprio grazie al Web che ho scoperto l'esistenza di una “casa-chiodo" anche a Zurigo, nel bel mezzo di Zürich West, una delle tante aree industriali destinate ad essere recuperate come quartieri abitativi. Nonostante la colata di cemento zurighese non possa essere paragonata per quantità a quella cinese, che in città si costruisca sempre più in fretta è ormai un dato di fatto. Ecco che allora la tenacia dei proprietari di questa casa, che ricorda quella raccontata nel film Updella Disney-Pixar, assume un ruolo peculiare per una città non avvezza alle manifestazioni di protesta non iscrivibili al circuito dei centri sociali. Il Tribunale amministrativo federale dovrebbe esprimersi sul caso questa primavera. Nell'attesa l'artista Navid Tschopp ha voluto contribuire alla causa con un'installazione, utilizzando per la parola "resistenza" il medesimo carattere tipografico del “rinascimento”, metà albergo e metà condominio di lusso, edificato poco più in là.