«Montalbano si taliò torno torno. Quel paesaggio lo sdisolava, gli faciva stringiri il cori, lo mittiva a disagio. L’enormi gru assomigliava allo schelitro di un mammut, i granni tubi parivano ossa di qualichi armàlo giganti e armàli sconosciuti e morti erano i camion deformati dal fango ‘ncrostato di supra. Non si vidiva un filo d’erba, il virdi era stato cummigliato da ‘na coperta semiliquita grigio scura ‘n tutto eguali a ‘na cloaca a celo aperto che aviva assufficato a ogni essiri viventi, dalle formicole alle lucertoli. A Montalbano tornò a menti un verso di ‘na poesia di Eliot che s’acchiamava appunto “La terra desolata” e che faciva “qui, dove i morti perdono le ossa”» (p. 25).
«Montalbano si taliò torno torno. Quel paesaggio lo sdisolava, gli faciva stringiri il cori, lo mittiva a disagio. L’enormi gru assomigliava allo schelitro di un mammut, i granni tubi parivano ossa di qualichi armàlo giganti e armàli sconosciuti e morti erano i camion deformati dal fango ‘ncrostato di supra. Non si vidiva un filo d’erba, il virdi era stato cummigliato da ‘na coperta semiliquita grigio scura ‘n tutto eguali a ‘na cloaca a celo aperto che aviva assufficato a ogni essiri viventi, dalle formicole alle lucertoli. A Montalbano tornò a menti un verso di ‘na poesia di Eliot che s’acchiamava appunto “La terra desolata” e che faciva “qui, dove i morti perdono le ossa”» (p. 25).
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