Edizioni Einaudi, pagg. 201, 17€ in cartaceo.
In questo nuovo romanzo, Massimo Carlotto non si limita a scrivere un noir ambientato a Marsiglia. Pensare a un omaggio a Izzo è riduttivo. Anche perché, quella narrata da Carlotto è una Marsiglia ben diversa da quella del compianto autore francese. Una città contemporanea straziata dalle guerre tra bande, invasa da orde di criminali stranieri, teatro degli scontri delle baby gang armate di kalashnikov. Insomma, lo scenario di un conflitto senza esclusione di colpi.
Ed è in questo scenario che si intrecceranno diversi interessi economici, dando vita a uno scontro inevitabile tra imprenditori del crimine e vecchia guardia mafiosa, disposta ad allearsi con la polizia pur di mantenere il controllo della città.
Carlotto è uscito dai confini italiani per parlare di affari criminali inseriti nel contesto dell’economia globale. Un vero e proprio “world noir”, come è stato definito. L’autore segue le tracce di affari illegali che partono da diverse parti del mondo. Černobyl’, il Paraguay, l’India, Marsiglia. Luoghi apparentemente separati da distanze proibitive, collegati dalla rete invisibile degli affari illegali.
A mio parere, sono proprio gli affari loschi i veri personaggi di questo romanzo. I personaggi in carne e ossa, ovvero gangster, imprenditori del crimine e poliziotti, si limitano a inseguire o combattere questi affari, con una spregiudicatezza e un cinismo disumani, necessari per reggere il respiro corto del crimine moderno.
I ragazzi della Dromos Gang provengono da diverse parti del mondo. Rampolli di organizzazioni criminali o di famiglie ricchissime, si sono conosciuti a Leeds, dove si sono laureati in economia e, insieme, hanno nutrito un sogno: mettersi in affari. Loro quattro soli, niente capi, niente strutture verticistiche vecchia scuola, perché rallentano troppo nella gestione degli affari. Sono giovani, competenti, spietati. Sono il futuro.
A opporsi alla gang troviamo B.B., diminutivo di Bernadette Bourdet, poliziotta di mezza età, brutta, lesbica e spietata, che con la Bardot condivide solo le iniziali. La donna è alleata con il boss Grisoni, capo della mala corso-marsigliese vecchio stampo.
In mezzo a questo conflitto troviamo anche servizi segreti russi, terroristi indipendentisti, gangster latinos. Insomma, i fuochi d’artificio non mancano.
I personaggi sono ben tratteggiati, verosimili nei loro comportamenti e per questo preoccupanti. Ciò che più mi ha colpito è la totale assenza di umanità dei personaggi, anche nella malvagità. Giorgio Pellegrini, protagonista di due romanzi di Carlotto (recensiti nel numero 3 della rivista, n.d.R.), pur essendo un autentico bastardo, aveva comunque una sua umanità, che emergeva nel suo sadismo gratuito nei confronti di donne fragili e in la con gli anni. Un’umanità schifosa, perversa. Ma pur sempre umanità. Una cattiveria viscerale.
I ragazzi della Dromos Gang, invece, non hanno niente di viscerale. Sembrano automi auto addestrati per fare soldi. E il problema è che sono estremamente verosimili.
La quarta di copertina parla della poliziotta BB e di Grisoni come “inguaribili romantici”. Su questo non sono affatto d’accordo. BB e Grisoni, per me, sono la vecchia scuola che si oppone al cambiamento, e per farlo non lesina in ferocia. BB e la sua squadra, di fatto, non sono migliori dei vari gangster. Anzi, sembrano tenere il passo sacrificando anche l’ultima stilla di umanità.
Il romanzo è molto scorrevole e la mano esperta di Carlotto fa la differenza. C’è tantissima carne a cuocere, e riuscire a non far crollare la struttura narrativa non deve essere stato affatto facile. C’è da dire, però, che rispetto ai romanzi precedenti dell’autore, già noti per essere dei romanzi cuciti su delle inchieste giornalistiche, Respiro Corto è ancora più sbilanciato verso l’inchiesta.
L’autore è riuscito a mantenere in equilibrio questa complessa macchina narrativa, ma ciò non toglie, alla fine della lettura, la sensazione di aver letto un romanzo d’inchiesta molto più sbilanciato verso l’inchiesta che verso il romanzo. Ciò non è un contro né un difetto, ma una caratteristica che merita di essere chiarita, perché tutt’altro che secondaria.
Carlotto conferma il suo approccio politico alla scrittura, anzi, lo rinnova, alzando il tiro, portando al limite il mezzo del romanzo d’inchiesta, uscendo dai confini del noir puro e dell’Italia per raccontarci il lato oscuro del mondo contemporaneo. Più politico e sociale di qualsiasi ideologia filosofica.
Consiglio vivamente di leggerlo. Ma prima assicuratevi di essere più interessati alle realtà nascoste che alla finzione narrativa.
Voto: 9
Aniello Troiano