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Responsabilità politica e giudiziaria: il rapporto giustizia/politica

Creato il 22 novembre 2013 da Postpopuli @PostPopuli

di Matteo Boldrini

Un sistema politico che sta entrando in una fase di crisi può presentare molti sintomi che si possono manifestare in svariate forme, sia sociali, sia di rappresentatività, sia di etica. Ma c’è una crisi della politica molto meno visibile, dal volto più umano, più strisciante e quindi più pericolosa. Una forma che pretende di esaurire tutto il complesso mondo della politica all’interno della giustizia e che vorrebbe dividere il mondo in buoni e cattivi con un colpo d’ascia. Tra l’attività politica e la giustizia (intesa come semplice rispetto e applicazione della legge, non nel significato più nobile di giustizia sociale) vi intercorre senza dubbio un rapporto estremamente complesso ed è indubbio che l’onestà e la correttezza siano degli importanti metri di giudizio mentre si valuta un politico.

Ma non dobbiamo pensare che finisca tutto qui e che una fedina penale pulita o l’assenza di avvisi di garanzia misurino realmente la validità di un politico. Essa può tuttalpiù essere un semplice punto di partenza e neanche sempre. Oltre alla sfera della responsabilità giuridica esiste una sfera ben più complessa su cui dovrebbero essere valutati i politici ed è appunto la sfera della responsabilità politica. Essa misura gli indirizzi politici, le proposte, le posizioni, il comportamento e l’atteggiamento dei candidati e dei detentori di incarichi politici e permette di valutarli e sanzionarli con disapprovazione o sostegno, due attività che trovano la sua massima espressione nella decisione del voto o del non voto al candidato durante le elezioni. Il giudizio in base alla responsabilità politica è molto più difficile di quello sulla responsabilità penale, che viene semplicemente valutato in  base alla quantità di inchieste che coinvolgono il candidato, poiché implica necessariamente giudizi di valore e posizioni personali ma, alla fine, i giudizi di valore sono l’essenza stessa della politica. Ma è importante che non vi sia una prevalenza assoluta del giudizio in base alla fedina penale su quello politico per svariati motivi.

Prima di tutto un’ossessiva attenzione agli scandali comporta una cattiva analisi delle situazioni, dei problemi e dei contesti politici, impedendoci di capire cosa spinge certe persone a sostenere determinati politici indipendentemente dal loro rapporto con la giustizia. Se dividiamo il mondo in buoni e cattivi solo in base a chi ha ricevuto un avviso di garanzia e chi no, allora immediatamente rischiamo di dividere i sostenitori di questi politici come persone stupide, in malafede o corrotte anch’esse, arrivando a quella che potremmo chiamare come la “sindrome di Marco Travaglio” in cui i buoni (gli onesti) combattono contro i cattivi (i disonesti) che sono piovuti dal cielo come i nemici dei supereroi dei fumetti. Mi spiego meglio. Silvio Berlusconi, indipendentemente se giustamente o no, ha ricevuto numerosi avvisi di garanzia e processi nel corso degli anni, e nonostante tutto continua a ricevere milioni di voti. Difficilmente riesco a credere che ci siano solo stupidi, corrotti o comprati tra i suoi sostenitori, per capire meglio credo sia più opportuna una visione più ampia, in grado di spiegare davvero perché questa cosa accade, del semplice “lui è inquisito, lui è cattivo, se lo voti lo sei anche tu” a cui spesso si assiste. Il secondo motivo della pericolosa attenzione per le questioni giudiziarie è che porta a trascurare altri tipi di notizie che sono politicamente rilevanti come è successo ad esempio con la questione della finanziaria o di Alitalia, che sono state parzialmente oscurate dal caso Cancellieri. Ma il punto più importante è che l’attenzione alla responsabilità giudiziaria porta ad una sottostima della responsabilità politica. Perché se vi è un’attenzione estrema alla responsabilità giudiziaria da parte dei cittadini e dei media allora anche i politici saranno portati a considerarla più importante di quella politica, ignorando quei comportamenti che sono sì legali ma che sono politicamente sconvenienti.

cancellieri anna maria 304x170 RESPONSABILITÀ POLITICA E GIUDIZIARIA: IL RAPPORTO GIUSTIZIA/POLITICA

Anna Maria Cancellieri – qn.quotidiano.net

Prendiamo di nuovo il caso Cancellieri, il ministro ha tenuto comportamenti che da quanto sembra dagli ultimi eventi non comportano alcun tipo di responsabilità penale, ciò non toglie che il suo atteggiamento sia stato estremamente sconveniente e che le sue dimissioni siano un gesto più che dovuto. Poi vi è la spasmodica ricerca di comportamenti illegali dei politici che porta molto spesso ad una macchina del fango indecorosa e indegna di un Paese realmente democratico. Questo ha anche importanti implicazioni per il giornalismo e per i media in generale. Escludo un attimo la retorica sull’informazione imparziale visto che non credo che si posa diffondere sempre una notizia in maniera neutrale e spesso e volentieri è più importante che la notizia sia diffusa che non come. I giornali dovrebbero avere la funzione generale di informare e soprattutto di tematizzare, dove con tematizzare intendo la possibilità di portare all’attenzione del pubblico particolari questioni di importanza politica su cui l’opinione pubblica può prendere delle posizioni e poi su di esse valutare i politici. Non è un’attività certo semplice ed è senza dubbio più facile fare il resoconto degli avvisi di garanzia inviati dal magistrato di turno o dei sospetti scandali finanziari di quel gruppo politico ma l’attività giornalistica non finisce certo qui, altrimenti si finisce nella mera attività scandalistica, trasformando validi quotidiani in tabloid di dubbia qualità, e ottime penne in meri paparazzi appostati sempre a cogliere in fallo il vip di turno.

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