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Restare in poltrona a guardarsi l’ombelico o alzarsi e vivere la propria favola

Da Centostorie

Restare in poltrona a guardarsi l’ombelico o alzarsi e vivere la propria favola

L’altra sera siamo stati con dei nostri carissimi amici a conversare e discutere su quanto fosse cattivo il mondo, quale paese fosse toccato in sorte ai nostri figli e come avremmo potuto cavarci di impaccio nel raccontargli di misteri e malvivere dell’Italia nostrana.

Fino alle due del mattino si sono alternati silenzi imbarazzati, momenti propositivi e racconti di storie personali emozionanti.
Su tutto la storia di noi trentenni, perenni precari, in attesa di prole o con piccola prole al seguito sconfortati non solo da tanto nostro futuro incerto, ma anche e soprattutto quello dei nostri figli, impelagati ancora prima di nascere in una storia fitta fitta di imborgli e imborglioni.

Evidentemente, vige un sano pessimismo sul futuro della mia e altrui prole, ma contemporanemente mi dico una favola bisognerà anche raccontarsela.
Non dico di mentire ai nostri figli, dirgli che troveranno un lavoro da sogno, affronteranno le fatiche ma l’avranno vinta, potranno acquistarsi una casa di proprietà e vivere felici e contenti. Non dico di raccontar balle. Dico solo che nella migliore delle ipotesi si possa comunque combattere un destino chiaramente avverso.
Magari come posizione la mia risulta un po donchisciottesca, ma altrimenti sarebbe solo il vento dei mulini a spingermi per tirar su la serranda di una libreria per bambini in periferia.
Voglio assolutamente convincere mia figlia che si possa essere artefici del proprio destino, benchè esso non corrisponda completamente all’idea che ci eravamo fatti da piccoli sognatori quali siamo.
Assecondare le proprie ambizioni personali al rischio di perdere, combattere i malvagi e magari uscirne un po lessi, afforntare le proprie paure con un misto di terrore e ironia è la favola delle favole. A cosa servono altrimenti tutte le storie scritte nei libri? A cosa servono i libri belli e stampati che ogni giorno leggo ai miei piccoli clienti?
Le storie, specialmente quelle classiche, raccontano una sola ed unica fiaba: vada come vada, val la pena di tentare, per il bacio di una fragile principessa, per la gloria di un regno o per compiacere e compiacersi, l’avventura saddà fare e  la vicenda deve avere inizio.

Restare in poltrona a guardarsi l’ombelico per dirsi quanto siamo poveracci non è ancora contemplato, non val la pena narrarlo in nessuna storia, neanche in quella della vita.


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