Restaurata in anticipo la “Casa della Fontana Piccola” a Pompei

Creato il 06 maggio 2015 da Marianocervone @marianocervone

Da qualche tempo si parla di cultura come di “malasanità”, portando in luce solo gli aspetti negativi. Ma per fortuna esiste ancora un rovescio della medaglia, che ci permette ad esempio di parlare di Pompei non solo per i suoi crolli, ma anche per i suoi successi. Se alle ore 14 di domenica 3 Maggio, in occasione dell’apertura gratuita ogni prima domenica del mese, gli Scavi Archeologici di Pompei hanno registrato un’affluenza record di circa 26mila visitatori, da oggi avranno la possibilità di vedere anche la Casa della Fontana Piccola. Grazie ad una donazione di 200mila euro del Grande Progetto Pompei e 40mila della Fondazione Città Italia, infatti, la domus è stata restituita al pubblico, con ben cinquanta giorni di anticipo rispetto ai tempi di consegna previsti dal capitolato d’appalto. L’edificio risale agli inizi del I secolo a.C., e si presenta nella caratteristica struttura “ad atrio”, che vede allinearsi su di un unico asse centrale l’ingresso, l’atrio e il tablino, locale principale della domus romana corrispondente a quello che noi oggi definiremmo il “salotto”, così da dare subito all’ospite, grazie a questa prospettiva di spazi, l’idea del proprio stato sociale. Intorno all’atrio ruotano invece quasi tutte le stanze della casa, mentre il tetto spiovente, o meglio a “falde inclinate” verso l’interno, anche detto compluvium, serviva per raccogliere l’acqua piovana in una vasca sottostante, impluvium, che a sua volta la incanalava in una cisterna sottostante, dove era poi possibile recuperarla. Nel giardino troviamo il peristilio, un “recinto colonnato”, le cui pareti sono riccamente decorate con vivaci affreschi di paesaggi e motivi marini. Particolare di questa domus è proprio la fontana-ninfeo da cui prende il nome, il cui uso si diffonde nelle abitazioni romane a partire dal I secolo d.C., rivestita di mosaici e ornata di sculture. Grande soddisfazione per il Soprintendente Massimo Osanna, che con il direttore generale del GPP, Gianni Nistri, e il segretario della Fondazione Città Italia, Ledo Prato, ha presentato il risultato di questo bellissimo restauro e di un'opera unica.

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