Retorica, l’arte del parlare, al servizio dei politici italiani del presente e del passato
Inizialmente indicata come l’insieme delle tecniche pratiche connesse alla comunicazione orale, la retorica si è poi configurata come l’arte di persuadere in particolar modo in campo politico. Sviluppandosi a partire dal V secolo a.C, la retorica ha una lunga storia che da Aristotele e Cicerone si protrae fino ai giorni nostri con teorie legate alla semiotica e alla linguistica fino a sfociare nella pragmatica. Non è un caso che gli studiosi leghino le antiche origini della retorica, l’arte del parlare, a Siracusa. I tumulti politici di queste giornate offrono un esempio di come la retorica sia di fondamentale importanza nel gioco strategico della politica interna italiana odierna e passata.
I discorsi politici di Mussolini, Matteotti non differiscono poi molto, per quel che riguarda le strategie retoriche, dai comizi delle figure principali della politica di oggi.
Youtube fornisce l’opportunità di poter confrontare passato e presente e un video di Raiperunanotte mette a confronto un comizio di Mussolini con uno di Berlusconi. Tralasciando i contenuti dei rispettivi discorsi, la redazione di Annozero nel video in questione, mette in risalto le tante analogie del rapporto leader-pubblico. La retorica usata da Mussolini è la medesima utilizzata da Berlusconi. Il primo inizia il discorso utilizzando la formula “Ora io vi domando, desiderate…” così come il Cavaliere “Volete che torni al governo una sinistra… Volete… Volete..!”.
Naturalmente, in entrambi i casi, ogni formula esclamativa è intervallata da una lunga pausa occupata dal boato della folla intenta ad ascoltare ed incitare la figura politica dalla quale si sente rappresentata. Le pause sono importantissime nell’arte della retorica perché conferiscono pathos a ciò che il parlante sta dicendo, costruendo un climax ascendente che ha lo scopo di suscitare entusiasmo e fervore. Le pause sono, inoltre, una modalità attraverso la quale lasciare spazio al proprio interlocutore che, nel caso della politica in generale, corrisponde solitamente a un vasto pubblico, sia esso il pubblico elettore oppure i deputati della camera o ancora i propri colleghi di partito. La folla acclamatrice è un elemento comune alla politica di oggi come a quella di allora, soprattutto dopo le teorie della ricezione, che si occupano del destinatario di un atto comunicativo, a partire dagli anni 60. La retorica, adeguandosi a tali nuove ricerche, si è improntata sempre di più e sempre più scientificamente verso il Tu e la persuasione del Tu.
Solitamente, la retorica è atta a evidenziare la forza, il carisma e il potere politico di un leader o di un partito, ma può essere usata anche in maniera opposta. Nel 2012 alla fine dello scontro tra Bersani e Renzi, il politico fiorentino ammette a testa bassa la propria sconfitta, e se ne attribuisce la piena responsabilità chiedendo scusa ai propri elettori. Cosa è questa se non una forma di retorica? Persuadere e accattivarsi il consenso pubblico anche attraverso un palese mea culpa?
Che si concretizzi in un atto provocatorio, che diventi esaltazione di sé stessi o che si realizzi come uno sportivo “scusate”, la retorica è sempre stata e sempre sarà indice di diverse tipologie di fare politica, e la politica italiana è per natura, prima di tutto, persuasione, strategia e retorica.