Retribuzione del Freelance: tariffa oraria o fissa?

Creato il 07 febbraio 2011 da Kalaris @EssereFreelance


Davvero una bella domanda, che complica la vita dei freelance alle prime armi e che col tempo, vuoi soprattutto per l’esperienza e per l’abitudine che si fa al proprio lavoro, si da risposta da sola.

E non credere esista una risposta univoca. Ciascuno propone il metodo di retribuzione e tariffe che preferisce e che meglio si adattano al proprio lavoro. Personalmente ho proposto entrambe le forme di pagamento e posso dire con una certa sicurezza che il cliente preferisce una tariffazione fissa, per quanto a conti fatti sia più vantaggioso lavorare seguendo una tariffazione oraria che dia concreta risposta economica al tempo impiegato per svolgere il lavoro.

Complicato? Nemmeno più di tanto.

Il fascino della tariffa oraria

Per proporre una tariffazione oraria ad un cliente x, questo deve in linea generale avere un’ampia e diffusa fiducia nei confronti del lavoratore freelance.  Mettiamoci nei panni di chi ci commissiona un lavoro: vuole sapere non solamente in quanto tempo saremo in grado di svolgere l’incarico, le modalità di consegna e di pagamento, ma soprattutto è interessato a conoscere (come dargli torto) in anticipo quanto dovrà sborsare. E’ un periodo critico per tutti, non solamente per i lavoratori freelance!

A lavoro concluso si potrebbe dover presentare una fattura fin troppo alta al cliente che potrebbe seguire due strade per niente auspicabili:

  • non effettuare il pagamento
  • pagare e non contattarci mai più.

Contando che i prezzi che un professionista propone sono sempre esagerati a detta di chi commissiona il lavoro, sarà probabile che in fase di presentazione del conto il cliente abbia di che lamentarsi ed entrambe le soluzioni che potrebbe decidere di seguire non ci soddisfano per niente. Meglio, non soddisfano per niente il freelance che conosce la prima regola del mestiere: accontentare sempre il cliente!

Quindi la tariffa oraria è da scartare a priori? Non direi proprio! In alcuni casi (ammettiamolo, si tratta di casi rarissimi) è proprio il cliente a proporla. In questo caso ci troviamo davanti ad un committente che sa quanto tempo si impiega per svolgere un determinato lavoro, e ha già chiara in mente la retribuzione dovuta. Il mio consiglio è quello di chiarire la mole di lavoro che a tuo parere riuscirai a svolgere in un ora, cercando di trovare un punto d’accordo con chi ti propone il lavoro. Il segreto è ridurre al minimo le sorprese, chiaramente se negative.

Il cliente potrà optare per una tariffa oraria anche nel caso in cui abbia già lavorato con te e si fidi ciecamente della tua onestà. A questo punto non ti resta che determinare il costo orario per il tuo lavoro e metterti sotto con l’incarico. E’ comunque sempre consigliabile parlare di una cifra finale orientativa che copra l’intero progetto, in modo che in fase di pagamento le discussioni siano ridotte al minimo.

La confortante tariffa forfettaria

Il problema principale della tariffa forfettaria è quello della determinazione del prezzo da proporre per lo svolgimento del progetto. Il pericolo è quello che ossessiona molti liberi professionisti: la paura di dover dedicare un numero eccessivo di ore al progetto, specialmente in caso di clienti difficili, e in conclusione di non ricevere un pagamento adeguato.

Esiste una soluzione anche a questo problema. Prima di tutto si deve aver ben chiaro in testa il tipo di lavoro che il cliente desidera ottenere. Un documento scritto che specifichi i vari punti del progetto e che dia ufficialmente l’incarico al freelance è una forma di tutela non da poco.

In seguito si dovrà specificare quante modifiche al progetto si è disposti a concedere gratuitamente (mi riferisco a quelle modifiche che il cliente propone in corso d’opera). Fatti presenti questi aspetti, anche il cliente più difficile si farà mansueto o vedrà incrementare il costo del progetto.

A questo punto non ci resta che definire la tariffa forfettaria da proporre al cliente. Quale quella giusta? Varia in base al tuo talento, alla tua esperienza, alla tua creatività, al nome di cui godi, alla tua velocità etc. Purtroppo, e questo rende la definizione di un prezzo giusto davvero difficile, non esiste un tariffario cui appoggiarsi e a cui fare riferimento, dunque ciascuno dovrà creare il proprio tariffario personale. Come? Non svendendo mai il proprio lavoro , cercando di farsi un’idea seppure vaga dei prezzi in circolazione e avendo sempre ben chiaro la tipologia di cliente che si ha davanti (privato, ente pubblico, azienda etc).

La tecnica che io utilizzo quando devo fare un prezzo per la stesura di un articolo è molto semplice. Prima di tutto mi faccio un’idea della tariffa oraria che considero appropriata per quel genere di progetto (tenendo conto del cliente, delle sue esigenze, della difficoltà del lavoro, della mia esperienza, dei tempi di consegna e via di seguito) e in seguito definisco il tempo che mi sarà necessario per svolgere quel determinato lavoro.

A questo punto posso trasformare molto facilmente la tariffa oraria in tariffa forfettaria, facendo contento il cliente e sicura di non sottovalutare il mio lavoro.

Sta tutto nell’iniziare.

Per la mia esperienza la tariffa oraria di un web content può variare dalle 6 alle 20 euro. Tu che ne pensi?

Photo Credit: Miikka Skaffari


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