Il ritorno di Tom Hanks alla regia ad un quindicennio di distanza dal fresco " Music Graffiti", prodotto da Demme, nonostante un soggetto sulla carta per nulla banale, è un comeback poco salutare e senza grandi possibilità di intercettare il nuovo pubblico della post-comedy dei nostri giorni. "Larry Crowne" è una commedia con base social senza grandi colpi di scena nè una giusta e calibrata sceneggiatura che sappia suscitare un minimo di interesse, e conferma lo stato di crisi di due ex-stelle del cinema anni' 90, lo stesso Hanks, qui anche attore protagonista, e una Julia Roberts al lastrico interpretativo. In più la collaborazione post-matrimonio greco con Nia Vardalos, qui curatrice dello script, è un boomerang nel senso letterale della parola. In "Larry Crowne" nulla è veramente dirompente, nulla eccessivo. Piuttosto è l'anonimato, la scarsa forza dei characters e dell'intreccio a suscitare peplessità. Coraggiosa l'angolazione sociale, con riferimento non troppo velato alla crisi e con una certa attenzione alla descrizione delle dinamiche lavorative e studentesche statunitensi, abbastanza piacevole il risultato dell'insieme che intrattiene evitando volgarità gratuite e fini a sè stesse, ma manca tutto il resto. In particolare l'happy-ending è forzato, il patetico spesso in agguato, mentre qualcosa è risibile e ancora troppo figlia dell'ormai spento sogno americano da yuppy anni '80. Nota di demerito a parte del cast di supporto, che non brilla per personalità (Gugu Mbatha-Raw) o, ancora peggio, prosegue nella scelta di copioni molto al di sotto delle proprie potenzialità (e Taraji P. Henson sta buttando via una carriera). Per quanto concerne i protagonisti, funziona parzialmente, dopo i fasti di "La guerra di Charlie Wilson" diretta dal ben più corposo Mike Nichols, il duetto Roberts-Hanks, anche se entrambi hanno perso fascino e charme e si ritrovano a portare a termine il normale compitino di sopravvivenza. Hanks, in particolare, si è trasformato, suo malgrado, in un bamboccione attempato, mentre la splendida Julia può soltanto sfoggiare la sua capigliatura e il suo sorriso da Mona Lisa per evitare l'emergere di qualche evidente lacuna di identificazione con il personaggio.
Il ritorno di Tom Hanks alla regia ad un quindicennio di distanza dal fresco " Music Graffiti", prodotto da Demme, nonostante un soggetto sulla carta per nulla banale, è un comeback poco salutare e senza grandi possibilità di intercettare il nuovo pubblico della post-comedy dei nostri giorni. "Larry Crowne" è una commedia con base social senza grandi colpi di scena nè una giusta e calibrata sceneggiatura che sappia suscitare un minimo di interesse, e conferma lo stato di crisi di due ex-stelle del cinema anni' 90, lo stesso Hanks, qui anche attore protagonista, e una Julia Roberts al lastrico interpretativo. In più la collaborazione post-matrimonio greco con Nia Vardalos, qui curatrice dello script, è un boomerang nel senso letterale della parola. In "Larry Crowne" nulla è veramente dirompente, nulla eccessivo. Piuttosto è l'anonimato, la scarsa forza dei characters e dell'intreccio a suscitare peplessità. Coraggiosa l'angolazione sociale, con riferimento non troppo velato alla crisi e con una certa attenzione alla descrizione delle dinamiche lavorative e studentesche statunitensi, abbastanza piacevole il risultato dell'insieme che intrattiene evitando volgarità gratuite e fini a sè stesse, ma manca tutto il resto. In particolare l'happy-ending è forzato, il patetico spesso in agguato, mentre qualcosa è risibile e ancora troppo figlia dell'ormai spento sogno americano da yuppy anni '80. Nota di demerito a parte del cast di supporto, che non brilla per personalità (Gugu Mbatha-Raw) o, ancora peggio, prosegue nella scelta di copioni molto al di sotto delle proprie potenzialità (e Taraji P. Henson sta buttando via una carriera). Per quanto concerne i protagonisti, funziona parzialmente, dopo i fasti di "La guerra di Charlie Wilson" diretta dal ben più corposo Mike Nichols, il duetto Roberts-Hanks, anche se entrambi hanno perso fascino e charme e si ritrovano a portare a termine il normale compitino di sopravvivenza. Hanks, in particolare, si è trasformato, suo malgrado, in un bamboccione attempato, mentre la splendida Julia può soltanto sfoggiare la sua capigliatura e il suo sorriso da Mona Lisa per evitare l'emergere di qualche evidente lacuna di identificazione con il personaggio.
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