Seconda produzione fuori casa per la danese Lone Scherfig, ex regista di culto del circuito indie Dogma 95, ricordo troppo lontano e sbiadito, visto la svolta easy e davvero poco sperimentale. "One Day" è un film privo di qualunque forza che non sia la melassa zuccherosa proveniente dallo script, curato da David Nicholls, autore, inglesissimo, anche del fortunato best-seller omonimo. E l'unica arma che viene dispiegata è un facile ricorso costante al già visto, depotenziato della forza hollywoodiana del melò strappalacrime solo grazie ad una ricostruzione asettica e assopita, minimalista e cerebrale, che riesce a diluire la forza delle emozioni devastanti e a scaglionare eventi topici della love story nell'impostazione cronologica volutamente in risalto. Tra il sottovalutato e ben più corposo "(500) Days of Summer" e una serie banalissima di pellicole da pomeriggio televisivo, magari tratte da Rosamunda Pilcher, "One Day" finisce per scontentare quasi tutti. Figlio dell'ibridismo cinematografico dei nostri giorni, lontano da un'impostazione chiara sotto un profilo nazionale, con attori scelti per motivi puramente remunerativi piuttosto che per reale aderenza al personaggio (il caso della Hathaway e il suo accento poco british ha scatenato una polemica non irrilevante da parte dei fan irriducibili dell'opera originale) e con un duetto interpretativo centrale altrettanto incolore tra la stessa Hathaway ed un imbolsito e anonimo Jim Sturgess, "One Day" è un film noioso, freddo e carico di contenuto caramelloso in superficie. Stupisce la continua mancanza di risultato dell'ormai stra-abusata Patricia Clarkson, prestatasi ad una serie di pellicole veramente di basso profilo, mentre appena passabile la fotografia vintage di Benoît Delhomme. Nota di demerito anche alla scelta delle canzoni della colonna sonora, sbiadite hit senza forza, mentre alla compositrice Rachel Portman viene affidato un ruolo non molto diverso dalle sue consuete frequentazioni artistiche. Laccato e patinato, "One Day" è di gran lunga al di sotto delle potenzialità espresse dal primo film anglofilo della Scherfig, "An Education", tratto dal più ammirevole Hornby e con una protagonista, Carey Mulligan, che da sola reggeva il film grazie ad un candore e ad un'interpretazione sottile e calibrata, senza dimenticare un cast di supporto di medesima qualità. Nemmeno da prendere in considerazione la sagacità dei film precedenti, come il corale "Italiano per Principianti".
Seconda produzione fuori casa per la danese Lone Scherfig, ex regista di culto del circuito indie Dogma 95, ricordo troppo lontano e sbiadito, visto la svolta easy e davvero poco sperimentale. "One Day" è un film privo di qualunque forza che non sia la melassa zuccherosa proveniente dallo script, curato da David Nicholls, autore, inglesissimo, anche del fortunato best-seller omonimo. E l'unica arma che viene dispiegata è un facile ricorso costante al già visto, depotenziato della forza hollywoodiana del melò strappalacrime solo grazie ad una ricostruzione asettica e assopita, minimalista e cerebrale, che riesce a diluire la forza delle emozioni devastanti e a scaglionare eventi topici della love story nell'impostazione cronologica volutamente in risalto. Tra il sottovalutato e ben più corposo "(500) Days of Summer" e una serie banalissima di pellicole da pomeriggio televisivo, magari tratte da Rosamunda Pilcher, "One Day" finisce per scontentare quasi tutti. Figlio dell'ibridismo cinematografico dei nostri giorni, lontano da un'impostazione chiara sotto un profilo nazionale, con attori scelti per motivi puramente remunerativi piuttosto che per reale aderenza al personaggio (il caso della Hathaway e il suo accento poco british ha scatenato una polemica non irrilevante da parte dei fan irriducibili dell'opera originale) e con un duetto interpretativo centrale altrettanto incolore tra la stessa Hathaway ed un imbolsito e anonimo Jim Sturgess, "One Day" è un film noioso, freddo e carico di contenuto caramelloso in superficie. Stupisce la continua mancanza di risultato dell'ormai stra-abusata Patricia Clarkson, prestatasi ad una serie di pellicole veramente di basso profilo, mentre appena passabile la fotografia vintage di Benoît Delhomme. Nota di demerito anche alla scelta delle canzoni della colonna sonora, sbiadite hit senza forza, mentre alla compositrice Rachel Portman viene affidato un ruolo non molto diverso dalle sue consuete frequentazioni artistiche. Laccato e patinato, "One Day" è di gran lunga al di sotto delle potenzialità espresse dal primo film anglofilo della Scherfig, "An Education", tratto dal più ammirevole Hornby e con una protagonista, Carey Mulligan, che da sola reggeva il film grazie ad un candore e ad un'interpretazione sottile e calibrata, senza dimenticare un cast di supporto di medesima qualità. Nemmeno da prendere in considerazione la sagacità dei film precedenti, come il corale "Italiano per Principianti".
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