Omaggio al Citti voyeuristico di "Casotto", "Tutti al mare" è un film semplice e senza una precisa forza contenutistica, ma è anche un tentativo incoraggiante di riprendere un cinema dato per sepolto che ha dialogato spesso con un pubblico attento ai mutamenti sociali e incline ad un anticonformismo salutare. L'esordio alla regia di Cerami Junior si avvale di un cast notevole e di incursioni amichevoli ed è come una fresca e malinconica brezza estiva di gran lunga superiore ai cine-cocomeri di tante generazioni.
Il modello di riferimento da omaggiare, nonostante qualche critica non proprio lusinghiera, è insuperabile. "Casotto" di Citti è stato e rimane uno dei must estivi per eccellenza, un film socialmente importante e formalmente riuscito, un inno alla decadenza del voyeurismo morboso con pochi sprazzi di sereno dell'Italietta anni '70. L'omaggio di Cerami Junior (figlio del celebre sceneggiatore Vincenzo, qui tornato a dare supporto al film) non sembra effimero nè calcolato, semmai un po' addomesticato, meno caustico e pregnante. In tutto questo, non manca un gusto popolaresco nè un perspicace innesco di elementi comuni all'Italia odierna, una spiaggia multiculturale a tutto tondo, con personaggi poco centrali che vengono inclusi senza moralismo e senza stereotipi eccessivi. Nè viene meno una sottilissima e implicita vena malinconica, disseminata qua e là di indizi e di sfumature. In più, nonostante un allargamento necessario dello spazio destinato alla ripresa, non più vincolata ad una semplice e teatrale impostazione di interni, con un occhio che segue di pari passo i protagonisti senza abbandonare la cabina assegnata a varie coppie più o meno assortite, viene evitato uno sconvolgimento della struttura base, rimanendo ancorati, sotto il profilo temporale, alla rappresentazione di una giornata festiva in spiaggia, con l'intrecciarsi, fino al calar del sole, di storie diverse tra surreale e beffa boccaccesca, originali e contemporanee, anche se con un certo legame con quelle del passato. Cambia il cast, cambia il contenuto, cambia il carattere formale, ma una linea di continuità c'è appunto negli atteggiamenti parossistici e disincantati dei personaggi. Non abbiamo una Melato in forma, un giovanissimo Placido, nè Tognazzi, Stoppa, la Denevue, senza dimenticare Jodie Foster (allora in fase di esplosione), ma un parterre minore, con qualche guizzo. Certo Ambra non è la migliore attrice italiana, ma riesce comunque a inserirsi perfettamente nel contesto, mentre ottimo è il sodalizio De Rienzo-Montanari (si proprio quello di "omigidio", ndr), mentre Marco Giallini può contare su un ruolo tipizzato da tanta commedia nazionale e parte in vantaggio. Fantastichini esagera, questa volta, con proprietà, mentre la migliore resta Ilaria Occhini, anche se la Bonaiuto è la scelta più azzeccata per il character di un'acida star televisiva. Collante dei due film è Proietti, da grande caratterista qual è. Interessante seguire le tappe della carriera di Cerami.