Il genio di Takashi Miike si addice perfettamente alla rivisitazione cinematografica di un cult dell'animazione giapponese anni '80, "Yattaman". La pellicola, infatti, è una ricostruzione fedele, un divertissment in pieno spirito goliardico, una gemma visionaria che fa uso di una trama-pretesto (d'altronde gli episodi di "Yattaman" erano tutti uguali, con il canovaccio dello scontro tra buoni e cattivi reiterato) e sfrutta al massimo l'effetto nostalgico, non dimenticando di inserire numerose citazioni, e soprattutto mantenendosi fedele alla descrizione empatica dei caratteri negativi, senza tralasciare i due originali Yattaman, che svolgono una funzione di supporto agli esilaranti, macchiettistici exploit del trio Doronbo (le sequenze più riuscite sono legate alla loro attività di ladri-venditori fraudolenti). Le allusioni (ma anche molto più in là) sessuali, le dinamiche relazionali, si intrecciano con l'avventura, la solita ricerca dei frammenti della pietra Dokrostone, e tutto diventa un concentrato policentrico di bellezza visiva (le sequenze sono dei piccoli capolavori visivi di un "live-action" costruito con grande maestria e attenzione al particolare, e gli stessi robot ipertecnologici del cartone mantengono e aggiornano le loro sembianze antropoforme). I personaggi non perdono alcuna caratteristica, dalla fisicità ai costumi, magari soggetti ad un processo di rinnovamento e differenti, per qualche elemento, dal cartone originario. A ciò si aggiungano una serie di attori pronti a sacrificarsi continuamente per la parte e in grado di reggere, con entusiasmo e nessun imbarazzo, una sceneggiatura che più volte vira sul no-sense. Miike riesce nel miracolo e il film termina con un rimando al prossimo episodio, proprio come abitudine del manga animato, facendo accrescere la carica di continuità rispetto al passato e diventando un piccolo cult di genere. Campione di incassi in patria, esce nel nostro paese a due anni di distanza dall'uscita ufficiale solo grazie alle Officine Ubu, che proporrano presto (tra qualche settimana, saltando i tempi previsti per il passaggio dalla sala cinematografica all'homevideo) anche il relativo dvd. Non perdetelo.
Il genio di Takashi Miike si addice perfettamente alla rivisitazione cinematografica di un cult dell'animazione giapponese anni '80, "Yattaman". La pellicola, infatti, è una ricostruzione fedele, un divertissment in pieno spirito goliardico, una gemma visionaria che fa uso di una trama-pretesto (d'altronde gli episodi di "Yattaman" erano tutti uguali, con il canovaccio dello scontro tra buoni e cattivi reiterato) e sfrutta al massimo l'effetto nostalgico, non dimenticando di inserire numerose citazioni, e soprattutto mantenendosi fedele alla descrizione empatica dei caratteri negativi, senza tralasciare i due originali Yattaman, che svolgono una funzione di supporto agli esilaranti, macchiettistici exploit del trio Doronbo (le sequenze più riuscite sono legate alla loro attività di ladri-venditori fraudolenti). Le allusioni (ma anche molto più in là) sessuali, le dinamiche relazionali, si intrecciano con l'avventura, la solita ricerca dei frammenti della pietra Dokrostone, e tutto diventa un concentrato policentrico di bellezza visiva (le sequenze sono dei piccoli capolavori visivi di un "live-action" costruito con grande maestria e attenzione al particolare, e gli stessi robot ipertecnologici del cartone mantengono e aggiornano le loro sembianze antropoforme). I personaggi non perdono alcuna caratteristica, dalla fisicità ai costumi, magari soggetti ad un processo di rinnovamento e differenti, per qualche elemento, dal cartone originario. A ciò si aggiungano una serie di attori pronti a sacrificarsi continuamente per la parte e in grado di reggere, con entusiasmo e nessun imbarazzo, una sceneggiatura che più volte vira sul no-sense. Miike riesce nel miracolo e il film termina con un rimando al prossimo episodio, proprio come abitudine del manga animato, facendo accrescere la carica di continuità rispetto al passato e diventando un piccolo cult di genere. Campione di incassi in patria, esce nel nostro paese a due anni di distanza dall'uscita ufficiale solo grazie alle Officine Ubu, che proporrano presto (tra qualche settimana, saltando i tempi previsti per il passaggio dalla sala cinematografica all'homevideo) anche il relativo dvd. Non perdetelo.
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