Il film, basato sul presente e il passat del protagonista, è strutturato tra un’Algeria colonizzata e un’Algeria stressata dalla guerra civile. Il protagonista della storia è uno scrittore divenuto famoso in Francia che ritorna nel suo paese d’origine -per l’appunto l’Algeria- per conferire con degli studenti universitari riguardo la situazione politica negativa in cui si trova il paese. Dal carattere introspettivo grazie ad una fotografia ben studiata che si sposa per bene al buon montaggio della pellicola, il regista riesce ad ottenere un buon risultato nel mixare il passato col presente del protagonista. Ma non solo, riesce anche ad tirar fuori un’ottima interpretazione dai personaggi, soprattutto da quello che ricopre la figura dello scrittore da bambino.
Un film che non stanca e non si rifà troppo agli stereotipi del terrorismo: la narrazione della storia è fluida e non viene troppo intaccata dai fatti politici che vi sono impliciti. Si riesce ad imparare qualcosa riguardo la colonizzazione francese in Algeria e della sua storia in generale, come l’alto grado di povertà. Ma la cosa ancora più interessante è che tutta la vicenda riesce a venir fuori anche da un punto di vista interiore. C’è una ricerca, come dicevo prima, introspettiva che caratterizza sia i personaggi che il film e colonna portante di esso: rendendo il tutto un ottimo prodotto cinematografico.
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