Review - Maschi contro femmine

Da Ludacri87







5.0 su 10
Domani è in uscita il "crossover", "Femmine contro Maschi", ma dato le peculiarità del prodotto "gemello" e del regista, Fausto Brizzi, anche questa volta attenderemo il rilascio del film in homevideo. Meno costoso e più indolore. A dire il vero, in questo prodotto "italiota" qualcosa si salva se paragonato ai suoi predecessori. Rimane il tentativo (forse per il regista "rivoluzionario") di porre in essere una sceneggiatura ad incastro, in cui ogni singolo episodio fa parte di un disegno filmico unico, seguendo un leit-motiv comune (l'altra volta erano gli ex, stavolta il dualismo maschi/femmine nell'ottica di questi ultimi, soggetti ad un vero processo senza appello o quasi nel film), e con collegamenti tra le storie. A differenza di "Ex", da questo punto di vista, l'incontro dei singoli personaggi è continuato, ma anche meno importante ai fini narrativi, tanto che non è necessaria una ricostruzione specifica delle sequenze per scopo comprensivo. Anche la possibilità del secondo film è stata determinata dalla coralità semplice e ingegnosa del concept, che permette di poter far avanzare personaggi già apparsi nel primo film e far indietreggiare, quasi come comparse parlanti, viceversa, nella seconda pellicola, i personaggi principali del primo. Brizzi, d'altronde, pur non essendo il guru dell cinema italiano a livello di incassi (Zalone, Miniero, il Trio, Veronesi, realizzano incassi molto più cospicui, con l'incognita del successo recente di "Immaturi" di Genovese, oltre all'Albanese pre-Berlino in agguato per questo giro), è sicuramente una figura di un certo peso, tanto da chiamare a rapporto gli attori più richiesti secondo logiche pubblicitarie e televisive (da Bisio alla Cortellesi alla Littizzetto a De Luigi, a cui aggiungere caratteristi come Pannofino e la Signoris e qualche ninfa bravina come la Wurth o la Felberbaum). La componente della "compravendita" attoriale influenza molto i risultati e talvolta è un limite alle interpretazioni di specifici caratteri più che un pregio. Brizzi, d'altronde, non ha la presunzione di mostrare "individui", ma solo "tipi", magari ricchi di colore, effervescenti e con qualche battuta simpatica (alcune intelligenti, altre per nulla). Nonostante il grande dispendio di mezzi, evidente in alcune sequenze che altri avrebbero considerato proibitive, il film non decolla mai del tutto. E' un insieme di gag, legate ad un'ottica passatista, che rimanda alla fiction Tv (o meglio alla serialità da sitcom) più che ad un'agile commedia moderna politicamente scorretta. C'è molta confezione e struttura e poca sostanza. Le geometrie delle storie sono solo un limite del film, a cui aggiungere i limiti di scrittura delle stesse, frutto di un lavoro che è tipico del mezzo televisivo e non destinato al cinema. Qualsiasi grande film della "Commedia all'italiana" non ha nulla della "costruzione" di Britti. Anche l'afflato teatrale della passata produzione non è un ghirigori corale basato su questo modello artefatto e poco sincero, per non dire da "Marketing" puro. Il film scorre via, con celerità e si lascia guardare. Non chiedetegli altro, però. Disimpegno da weekend. Se vi accontentate, accomodatevi. Il posto in sala non aspetta altro che voi.

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