Norwegian Wood by Haruki Murakami
My rating: 5 of 5 stars
Un romanzo intenso e bellissimo. Molto personale e scritto in una maniera che avvolge il lettore trasportandolo dentro un mondo fatto di atmosfere coinvolgenti. Un romanzo in cui non manca certo il dolore ed in cui il protagonista, Watanabe, da sempre abituato ad essere parte di terzetti, lui Naoko e l’amico Kizuki; lui, Nagasawa e la ragazza di Nagasawa Hatsumi; lui, ancora Naoko, stavolta in veste di paziente di una specie di clinica per disturbi di carattere nervoso e Reiko, la compagna di appartamento di Naoko alla clinica, quando si trova ad essere uno dei due protagonisti di un legame a due con la “viva” e presente Midori, una ragazza decisamente non convenzionale e fuori dagli schemi all’apparenza ma che, in fondo altro non chiede che di essere felice e di renderlo felice, si troverà spaesato.
A limitare Watanabe è il proprio senso del dovere che, a voler ben vedere, anche nel suo rapporto con Midori lo rende membro di un ultimo terzetto, nel quale “terzo incomodo” stavolta è il ricordo, o forse meglio “la presenza”, di Naoko, ragazza alla quale Watanabe si sente legato e nei confronti della quale egli è convinto di avere delle responsabilità ben precise; responsabilità che lo limitano e gli rendono impossibile essere davvero felice.
In “Norwegian wood”, a voler ben vedere, alla fin fine, Watanabe è, come direbbe Stephen King, l’unico a restare indietro. Kizuki, Naoko e, a vicenda finita, Hatsumi, vanno avanti sia pure scegliendo la via drammatica e definitiva del suicidio; Nagasawa, con il suo apparente cinismo, va avanti realizzandosi nella propria professione; perfino Reiko, pur nella sua “imperfezione” e fragilità, non dimentichiamoci che anch’essa era stata ospite, come Naoko, della clinica, o meglio della “comune” per la cura di malattie di carattere nervoso, una volta uscita di là e tornata nel mondo, riesce ad “andare avanti”.
Solo Watanabe, pur ormai liberato da tutti i fardelli e all’apparenza ormai deciso a farsi una vita felice con Midori, viene fotografato nell’ultimo “fermo immagine” del romanzo, sperso in una cabina telefonica della stazione ferroviaria dove ha accompagnato e salutato Reiko.
Su “Norwegian wood”, come d’altronde è giusto che sia, ho avuto modo di raccogliere svariati commenti e pareri ma a me personalmente è piaciuto infinitamente e mi ha lasciato, una volta terminato, il desiderio di riprendere la lettura, questa volta di una copia del romanzo non da rendere alla biblioteca ma mia personale!
View all my reviews