In questo nuovo post dedicato al lavoro di revisione ho pensato di concentrarmi sugli errori che potremmo aver commesso scrivendo un romanzo riguardanti il narratore e il punto di vista.
Ricordo di aver letto da qualche parte, tempo fa, che i problemi di questo tipo sono tra i più frequenti riscontrati dagli editor e riguardano soprattutto gli scrittori in erba. È una cosa che non mi stupisce, perché penso che punto di vista e narratore siano due aspetti molto impegnativi da gestire in un romanzo, ed è facile quindi che scappino errori e imprecisioni. D'altra parte questo è anche un argomento così vasto che qui proverò a tracciare alcune linee guida, senza la pretesa di parlare di tutti i casi possibili.
La scelta è quella giusta?
Visto che stiamo parlando di revisione e ipotizziamo che il romanzo sia già terminato, avremo già preso la nostra decisione riguardo a chi narra la storia e a quali punti di vista adottare. La prima cosa che dovremo chiederci, però, è proprio se le nostre scelte siano state le migliori possibili.
Per quanto riguarda il punto di vista, siamo sicuri che una prospettiva diversa non gioverebbe al romanzo? Per esempio, se il protagonista è unico e abbiamo scelto la prima persona, potremmo chiederci se il romanzo non funzionerebbe meglio con una terza persona limitata, e viceversa.
In ogni caso, mi auguro per voi che abbiate già fatto la scelta giusta, perché modificare il punto di vista significa nella pratica riscrivere tutto daccapo!
Altro caso che spero non vi capiti mai è quello di riscontrare un numero eccessivo di punti di vista o al contrario un numero troppo limitato. Per esempio, un romanzo breve non ha bisogno di molte prospettive, mentre una storia che abbraccia un arco temporale ampio risulta più ricca e completa se alterniamo la visuale.
In particolare, usare molti punti di vista può condurre a una dispersione della narrazione. Quando si sposta in continuazione l'attenzione del lettore da una parte all'altra, si rende difficile l'identificazione con i personaggi. Se ci accorgiamo di essere incappati in questo problema, dobbiamo prendere in considerazione la possibilità di tagliare qualche punto di vista, scegliendo quelli meno coinvolti negli eventi raccontati. Anche questa evenienza vi costringerebbe a riscrivere buona parte del romanzo, quindi auguriamoci che durante la prima stesura siano già stati considerati questi fatti.
L'altro caso problematico è quello di aver usato pochi punti di vista, mentre uno sguardo molteplice avrebbe portato a una maggiore ricchezza. Questa cosa è capitata a me, quando mi sono accorta che il mio romanzo riguardava troppe persone per usare solo una terza persona limitata. Ma per fortuna l'idea mi è venuta quando avevo scritto solo pochi capitoli.
Per quanto riguarda il narratore, anche qui occorre capire se aver scelto un narratore interno o esterno sia stata quella più adatta al tipo di storia, tenendo conto del fatto che alcuni romanzi (per esempio quelli storici o che necessitano di uno sguardo molto ampio) funzionano meglio quando le vicende vengono raccontate con distacco e neutralità, attenendosi ai fatti nudi e crudi (narratore esterno, onnisciente o no), mentre altri (per esempio quelli più psicologici) hanno bisogno di un legame più stretto con i personaggi con un narratore interno, a volte addirittura coinvolto (prima persona).
Gli errori possibili
Partendo ora dal presupposto che narratore e punto di vista siano quelli giusti, la cosa migliore da fare a questo punto è analizzare scena per scena per verificare che:
- il punto di vista scelto non cambi bruscamente durante una singola scena
- una scena non mescoli più di un punto di vista
- ci sia una totale coerenza tra il punto di vista scelto e ciò che stiamo mostrando
- stiamo narrando sempre cose che il punto di vista conosce, percepisce, comprende
- il passaggio da un punto di vista all'altro nell'arco di un capitolo non sia brusco o poco chiaro
- i punti di vista nell'arco dell'intero romanzo non siano disordinati
Dobbiamo essere consapevoli che la prospettiva che abbiamo scelto per raccontare la storia influenza moltissimi aspetti del romanzo: narrazione, descrizioni, dialoghi, pensieri, tipo di linguaggio, ecc. In un'ottica di revisione, dobbiamo stare attenti che ognuno di questi elementi sia trattato nel modo giusto, in riferimento al punto di vista e al narratore che abbiamo scelto.
La scelta del punto di vista determina ciò che viene raccontato, ciò che facciamo sapere al lettore. Se abbiamo deciso di raccontare una scena dalla prospettiva di un personaggio in particolare, possiamo entrare solo una sua testa e percepire solo attraverso la sua coscienza. Dunque dobbiamo stare attenti quando abbiamo scritto cose che il personaggio non conosce o non vede. E non possono essere fatte anticipazioni.
Alla fine di un capitolo in cui avevo usato il punto di vista in terza persona limitato, avevo scritto: "Flavio non si era accorto che qualcuno lo stava seguendo". Ovviamente era un errore, perché stavo raccontando dal punto di vista di Flavio, che non sapeva di esser seguito. Quella frase era possibile solo se avessi usato un narratore onnisciente, ma non era il mio caso.
Nel caso in cui abbiamo adottato un narratore interno ciò che viene descritto nelle varie scene è filtrato dagli occhi del personaggio che vive la situazione (punto di vista). La percezione del personaggio deve concordare totalmente con quello che mostriamo.
Errori in questo campo potrebbero essere legati al fatto che state usando una certa prospettiva nella scena, ma la descrivete in alcuni momenti come se fosse invece vista da un'altra prospettiva. Oppure in modo non concordante con la tipologia del personaggio. Se in una stanza ci sono, per esempio due persone, e voi vi siete calati in uno dei due, accertatevi che ciò che mostrate sia conforme in ogni momento con questo personaggio.
Inoltre, il modo di essere di un personaggio determina il tipo di descrizioni. Dobbiamo ricordarci che se per un esempio un bambino entra in una stanza, noterà cose diverse da un adulto e le descriverà in modo differente.
Nel mio romanzo ho usato un punto di vista in terza persona, alternandolo tra vari personaggi. Mi è capitato di descrivere un abito con gli occhi dei due protagonisti, un uomo e una donna, e avevo commesso un errore descrivendolo in modo simile: noi donne conosciamo anche i nomi "tecnici" degli abiti, ciò non sempre altrettanto per gli uomini!
Le descrizioni non sono solo quelle ambientali, ma anche fisiche. Per esempio se usate un punto di vista in prima persona non potete descrivervi, a meno di ricorrere all'espediente di guardarvi allo specchio.
Anche la caratterizzazione dei personaggi è diversa a seconda del punto di vista. Se un personaggio incontra un altro personaggio per la prima volta, lo descriverà in maniera specifica a seconda del rapporto che ha con lui e delle sue simpatie o antipatie. Tutto è relativo!
Dunque, dovremo assicurarci che per ogni scena abbiamo mantenuto un'aderenza stretta con ciò che il personaggio poteva vedere, sentire, udire, toccare e così via. Ciò è tanto più importante quando il punto di vista è quello della prima persona.
Inoltre, una scena deve mantenere una sua coerenza e sarebbe sbagliato all'interno della stessa situazione mescolare varie prospettive o cambiare personaggio all'improvviso.
Un altro grosso errore potrebbe anche essere quello di raccontare i pensieri e le emozioni di personaggi su cui non siamo focalizzati in quel momento. Se riportiamo un pensiero, un'opinione o un sentimento, questi devono rigorosamente appartenere alla persona sulla quale abbiamo posto la "macchina da presa". Solo nel caso di un narratore esterno e onnisciente si può spaziare da una testa all'altra.
Va prestata molta attenzione anche ai dialoghi. Anche questi cambiano molto a seconda del punto di vista. Per esempio le reazioni e i gesti durante il dialogo possono essere raccontati in modo diversissimo, a seconda dell'interlocutore su cui siamo focalizzati.
Infine, bisogna tener presente che la voce narrante costituisce un filtro, proprio come il punto di vista. Occorre fare attenzione che:
- ci sia una totale rispondenza tra la voce narrante e ciò che stiamo raccontando
- il narratore resti costante (a meno di casi particolari)
- lo stile e il linguaggio che adottiamo per raccontare siano coerenti con il tipo di narratore
- lo stile e il linguaggio siano uniformi nel corso del romanzo
- il distacco o il coinvolgimento della voce narrante si mantengano aderenti al punto di vista della scena
- il narratore esterno non si intrometta commentando o giudicando ciò che accade (a meno che non sia onnisciente)
Alla fine di queste riflessioni ho l'impressione di aver detto molto e allo stesso tempo troppo poco... Mi auguro comunque che queste considerazioni possano esservi utile in fase di revisione.
Avete esempi di errori che riguardino il punto di vista o il narratore che vi sono capitati e che magari possano far luce ulteriormente sull'argomento?
Anima di carta