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>>Riappropriarsi della fabbrica per riprendersi il futuro!

Creato il 03 novembre 2013 da Felice Monda

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E’ con questo spirito e convinzione che i lavoratori dell’Om sono scesi il 31 ottobre per le strade di Bari in concomitanza con il movimento per il diritto alla casa a Roma e i bancari in tutta Italia. E’ stato il giorno in cui i fautori della crisi, ormai poco ascoltati dalle persone in carne ed ossa, hanno avuto il coraggio di dichiarare che la crescita è solo agli inizi, ma per tramutarsi in effetti positivi sull’economia reale e sull’occupazione c’è ancora da aspettare, senza pronunciarsi sui tempi. Seguendo i soliti dettami fallimentari di una delle tante e ripetitive lezioni di economia neoliberista, lor signori hanno dovuto parlare di ripresa per compensare i dati, sempre più al rialzo, sulla disoccupazione in Italia e in tutta Europa. E si tratta di statistiche parziali: il tasso di disoccupazione esclude qualche milione di precari sfruttati a qualche centinaio di euro mensile, “figli e figlie” del pacchetto Treu, delle leggi Maroni e Fornero e via scorrendo delle riforme di tutti i governi degli ultimi decenni.

Mentre i dati si diffondevano sui media, i lavoratori dell’Om, dopo sei mesi di presidio davanti ai cancelli della fabbrica alla zona industriale di Bari-Modugno, hanno voluto ancora una volta dimostrare di non essere spacciati, di credere in un futuro dove il lavoro e un reddito siano capisaldi della società. Lo hanno dimostrato con l’autorganizzazione, diffondendo le proprie rivendicazioni, il racconto di più di due anni di lotta e trattative, utilizzando il web, i volantini e i manifesti totalmente autofinanziati con la Cassa di mutuo soccorso e resistenza. Insieme, gli uni accanto agli altri, in piazza c’erano i migranti del Socrate Occupato, quelli del Centro di “accoglienza” di Palese, precari del commercio e della distribuzione costretti all’invisibilità e al ricatto quotidiano sul proprio posto di lavoro, e poi i lavoratori di altre grandi fabbriche del barese: dalla Bridgestone alla Natuzzi, costretti a subire accordi al ribasso con esuberi annessi a causa del ricatto della chiusura degli stabilimenti. Il tutto mentre la politica istituzionale della Regione Puglia è risucchiata dagli ennessimi scandali e commistioni tra i Riva dell’Ilva a Taranto e i palazzi del potere a Bari. Poteri che, col beneplacito dei sindacati confederali, continuano ad erogare finanziamenti pubblici per decine di milioni di euro alle multinazionali, pronte a delocalizzare non appena i profitti non corrispondono alle aspettative.

Dopo mesi di incontri e tavoli concertativi inutili, lungo il corteo e durante l’assemblea conclusiva si è rimarcato senza mezzi termini un’idea che inizia sempre più a maturare come una pratica necessaria: ”Riappropriarci della fabbrica, farci forza per valutare noi come iniziare a fare ‘impresa sociale’. E perchè no? Provando anche ad autogestirci senza padroni! E quello che stanno già praticando in Argentina, in Grecia, ma anche in Italia: dalla Ri-Maflow alle Officine Zero”.

http://www.communianet.org/

link articolo: http://www.communianet.org/news/ri-appropriarsi-della-fabbrica-riprendersi-il-futuro


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