Riassunto

Da Eileen
La stanchezza mi assale, come al solito non c'è verso di dormire e mi rifiuto come sempre di prendere quelle stramaledette gocce. E giro, e scrivo. Qui ho persino paura di cucinare per non sporcare il candore immacolato di questa specie santuario. Non faccio nulla; vorrei pulire, lavare stirare, trasformarmi in una casalinga semi perfetta e lui "noooo! C'è Teresa!" e questa mi gira intorno mentre fisso il vuoto su un divano scomodo che non è mio. E lui è al lavoro. E io sono sola.
Poi sabato super mega litigata. Però come fa bene scaricarsi... lui vuole passare il natale a Londra, visto che sua madre non sta bene, e continua a rinfacciarmi che potrebbe essere il suo ultimo natale... io voglio, devo tornare a casa. Perchè non sto bene. E non so poi nemmeno io perchè nè se mi farà bene, ma sono cos' esausta di pensare... per cui sono volate parole grosse, che dopo uno dice non volevo dirlo, non lo pensavo davvero, eppure si sa in fondo al cuore, che non è così... alla fine mi sono messa a urlargli insulti in italiano che non poteva capire, e lui sul traduttore informatico a cercarne il significato...e io a pensare a quanto fosse lontano il Texas..
Poi ieri è stato ancora peggio... Ero in cucina e volevo prepararmi un sandwich, un pranzo vecchia maniera, io sola su un divano. E prendo un coltello a caso con gli occhi ancora gonfi di pianto, e non mi accorgo che è un coltello liscio, che non va bene per il pane. Per cui cerco di tagliare la fetta e trac! La lama scivola sulla crosta e praticamente mi si pianta fra il dorso della mano e il polso, e lì resta. Non ho neppure sentito male. sono rimasta lì come un'ebete a guardare la lama nella mia carne. e senza pensare l'ho tirata via, con una lentezza inverosimile. E lì è partito il fiotto di sangue. E lì mi sono svegliata dal mio torpore e ho sentito il male. Eppure è stato spaventosamente come una volta: dolore fisico, allora ecco, sono viva. E il sangue sempbrava impazzito non si fermava più, lordava stracci e piani di lavoro. Mi sono messa a urlare "SPEN!!" e lui è corso come un razzo e credo che gli stessero per cadere gli occhi.
Io urlavo corriamo all'ospedale ma lui si è rifiutato, asserendo che sarei morta prima dissanguata nell'attesa, che non avevo idea del tempo di attesa a NY. Così siamo usciti correndo, semi vestiti e semi in tuta, con uno straccio carminio premuto forte sul mio polso, diretti a piedi allo studio di uno dei suoi "amici della palestra" che fa il ginecologo ma empre un medico è, che abita pure lui nell'Upper Est. E la cosa assurda è che per strada, mentre lui era bianco come un morto e spaventatissimo, a me è preso un attacco di ridarella, chissà poi perchè. E ridevo come un'idiota, ridevo e piangevo. eLui credo si sia spaventato ancora di più, e alla fine si è arrabbiato, e poi non lo so nemmeno, e davanti alla porta della browntown mi dice "non l'ho mai fatto in tutta la mia vita, ma giuro sull'anima di mio padre, che se no la smetti ti metto le mani addosso!" e mi sono zittita. Poi il super perfetto ginecologo che pareva il solito modello di gomma ci apre e mi fa accomodare in studio. Mi fa delle micro iniezioni, e si ferma l'emorragia. Poi con un mega sorriso di plastica mi mette sette punti. E io parto, in pieno delirio credo a ripetere è stato un incidente. E lui lo so. E io è stato un incidente. E lui lo so. E io è stato un incidente. E lui sta zitto. Alla fine mi applica la medicazione e va di là a parlare con SPen.
Ringraziamo, sorridiamo, torniamo a casa.
Silenzio.
In casa mi dice "Come è successo?"
"Te l'ho già detto, è stato uno stupido incidente, stavo taglaindo il pane ho sbagliato coltello, scusa."
"E perchè ridevi?"
"non lo so."
"Eileen, Andrew (Il ginecologo ndr) mi ha detto che sospetta che non sia stato un incidente. Che eri strana."
"E cioè? cosa vorrebbe dire??"
"Che secondo lui è una ferita autoinflitta."
"MA SEI SCEMO???"
"Eileen, sei autolesionista? Stai così male? io mi sono reso conto del tuo disagio ma addirittura..."
Mi alzo, indignata, tronco il discorso.
Salto la cena, mi chiudo nel mio ostinato silenzio, mi metto sotto le coperte e non pronuncio più una parola, una sillaba. E anche lui.
Aspetto che vada al lavoro.

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