C'era una volta la libertà, una parola da scrivere su uno striscione, una bella parola con cui riempirsi la bocca, una parola da inserire a tutti i costi nei nomi dei partiti (di destra o sinistra non importa...). C'era una volta la libertà, che svolazzava di bocca in bocca, viaggiando sempre un passo avanti a tutti, bella come le cose irraggiungibili, lontana come le utopie. Libertà è partecipazione, cantava Gaber, secondo me aveva ragione. Libertà è partecipare andando a votare, infatti non ci siamo forse sentiti davvero un po' più liberi dopo aver raggiunto il quorum un mese fa? Libertà è non omologarsi passivamente. Libertà è avere un pensiero e comunicarlo, nel rispetto delle idee altrui. I nostri pensieri possiamo raccontarli al bar, agli amici la sera, alla famiglia a tavola, possiamo gridarli tutti insieme nelle piazze, nelle strade, possiamo scriverli da qualche parte, in modo che non li porti via il vento.
C'erano una volta quelli che dicevano “si” e quelli che dicevano “no”. Quelli al governo dicevano “si”, quelli all'opposizione, nemmeno a dirlo, erano per il “no”. Presidente del Consiglio era, per la seconda volta in pochi anni, Romano Prodi. Nella sua squadra di governo, tra i tanti, c'erano anche un certo Paolo Ferrero (Rifondazione Comunista), ministro della Solidarietà Sociale, e un certo Antonio Di Pietro (IDV), ministro delle Infrastrutture. Loro dicevano "si", anzi, Ferrero non diceva proprio "si", ma comunque faceva parte di quel governo che ha approvato la costruzione della TAV. All'opposizione c'era la Lega che, poiché era all'opposizione, chiaramente gridava il suo "no". C'erano una volta, dunque, quelli che dicevano di "si" e quelli che dicevano di "no", ovvio che ci sono ancora, ma a parti invertite. Chi, una manciata di anni fa, era al governo oggi è all'opposizione e dice "no", chi era all'opposizione oggi tiene in piedi il governo e fortemente dice "si". (Leggete, a proposito, questo articolo di Luca Telese se vi va: I SI DI GOVERNO E I NO DI LOTTA).
Questa settimana è stata varata la manovra fiscale ideata dal grande Tremonti, non ricordo di quanti miliardi di euro sia, certe cifre non riesco nemmeno a capire quante sono davvero. Ma quanti zeri servono per scrivere 47 miliardi di euro? E in lire, quanti sono 47 miliardi di euro? È strano vedere come, ancora oggi, dopo dieci anni dall'entrata in vigore dell'euro, la gente continui a ragionare in lire. Una fila di pane un euro e ottanta? Cioè quasi quattro mila lire, ma siam matti (come direbbe Bersani)? A proposito di Bersani, il suo partito si è carinamente astenuto dal votare la soppressione delle province e Di Pietro si è un po' incavolato, giustamente. Non sarà di sinistra, come ha detto lui, ma quando ha ragione ha ragione.
Riflettendoci poi nemmeno il PD è di sinistra, solo che fa finta di esserlo, ma si sa: le bugie hanno le gambe corte. Tornando alla manovra fiscale, è stato scoperto che era stata inserita una norma salva Mondadori. In realtà non si è capito bene come possa essere accaduto, pare che nelle aule ministeriali si aggirino dei fantasmini che la notte si divertono ad aggiungere dei pezzi qua e là alle leggi. Bossi non ne sapeva niente e quando l'ha letto sui giornali è andato su tutte le furie. Nessuno ne sapeva niente, per fortuna poi è intervenuto Silviontolo che ha cancellato il lavoro dei fantasmini notturni, ma a malincuore, perché era una norma in realtà giustissima.