16 luglio 2014 Lascia un commento
Ognuno dia la risposta che vuole fatto e’ che il "Riccardo III" resta tra le tragedie piu’ rappresentative del Grande Bardo nonche’ metro e misura di chiunque voglia dirsi suo seguace.
Ebbene come poteva Laurence Olivier, l’attore shakespeariano per eccellenza esimersi dal portarlo sul grande schermo? Non solo come attore e’ ovvio ma anche in veste di regista, sceneggiatore e produttore e se non ci credeva lui, nessun altro al mondo avrebbe potuto.
Questo e’ uno di quei film che si commentano da soli, essendo del 1955, da quasi 60 anni e’ un riferimento assoluto per impostazione ed interpretazione, imprescindibile restando nel connubio cinema e Shakespeare.
Anche Olivier si commenta da solo. Perfetto che altro aggiungere. Naturalmente serve goderselo anche in lingua originale per quanto l’edizione italiana non sfiguri poi troppo con Gino Cervi al doppiaggio.
Egli interpreta nell’accezione piu’ ampia, il personaggio, incarna letteralmente una figura che Shakespeare aveva gia’ reso solida con le parole, alla quale mancava soltanto un volto. Naturalmente Olivier sa di essere sul grande schermo ma negli sguardi diretti in camera, restituisce allo spettatore, il contatto personale che s’instaura su un palco teatrale, espediente che risolve la forza dei monologhi.
A cio’ si aggiunga una serie di comprimari degni dell’operazione, iniziando ovviamente da un John Gielgud gia’ cinquantenne ma ancora molto giovane, perlomeno per come siamo abituati a ricordarlo. Tra i nomi eccellenti Ralph Richardson nel ruolo del Duca di Buckingham ma soprattutto Claire Bloom, una Anna sensazionale che solo una giovane attrice straordinariamente dotata poteva interpretare con tanta rabbia, forza e convinzione.
L’unico appunto che mi sento di fare ma capisco che dovendo ridurre il testo, Olivier non avrebbe rinunciato a nulla del suo Riccardo, immolando altrimenti i dialoghi degli altri personaggi, mi e’ mancato molto l’omicidio di Clarenza nella scena IV, primo perche’ il dialogo tra il Duca e i sicari e’ fenomenale, poi perche’ avrei voluto vedere Gielgud in azione in un momento estremamente drammatico ma non concitato dove si cerca di antepore la ragione alla bruta violenza. Peccato.
Ad ogni modo di meglio davvero non c’e’. Irrinunciabile.