Ricerca italiana e OGM.

Creato il 07 dicembre 2012 da Enricobo2

Materiale fornito dal Prof. Rugini.


Dato l'interesse suscitato dal precedente post sulle aflatossine, che ha segnato il record dei miei contatti giornalieri e si è subito portato al quarto posto dei post più letti, ritorno ben volentieri sull'argomento OGM, più che altro per cercare di dare visibilità alla vicenda di cui ho già parlato nel post sulla distruzione della ricerca su piante arboree OGM all'Università della Tuscia con la messa al rogo emblematico delle piante stesse e per fortuna non (ancora) dei ricercatori. Il Prof. Eddo Rugini, che ha condotto la ricerca ultradecennale, ne ha ricordato la storia, il 30 novembre in occasione del convegno La scienza in campo tenutosi a Milano a Palazzo Isimbardi da Espansione. Questa è davvero emblematica di quanto può succedere in un paese dove ci si è ormai lasciati andare ad una deriva fideistica a cui soggiacciono anche le autorità preposte, timorose forse di perdere il consenso che si ha "seguendo la corrente". Infatti, la fine di questa sperimentazione e la conseguente distruzione delle piante con la conseguente perdita di tutti i dati ed i risultati della ricerca è stata, sotto la spinta dei noti gruppi di pressione, autorizzata ed imposta direttamente dal Ministero, quindi con tutti i crismi della legge, utilizzando un criterio di "urgenza" tale, da impedire anche la raccolta degli ultimi risultati, importanti ed interessanti. 

Materiale fornito dal Prof. Rugini.


Tanto per illustrarvi meglio i dati rilevanti della vicenda, vi evidenzio di seguito alcuni aspetti davvero incredibili che ho estrapolato dall'intervento del Prof. Rugini e che potrete trovare qui al completo (il sesto nel menù). Come ricorderete la sperimentazione verteva su piante di olivo, di kiwi e di ciliegio con un lavoro pionieristico cominciato già nel 1983. Uno degli scopi della ricerca era quella di trovare piante resistenti a diverse avversità naturali che potessero evitare interventi con prodotti chimici per combattere le stesse. Infatti in 10 anni non è stato mai usato su queste culture alcun tipo di antiparassitario. Un fine ed un risultato che dovrebbe in linea teorica trovare grande gradimento ed accordo tra chi fa dell'agricoltura "sana" e "biologica" una bandiera quasi religiosa. Per la verità si era iniziato anche un interessante studio su fragole che avessero una resistenza a determinati parassiti fungini, con risultati davvero importanti come potete vedere dalla foto che le mette a confronto con le piante non resistenti (e ricordo che le fragole sono molto sensibili a queste micosi tanto da necessitare di decine di trattamenti all'anno, che penetrano ben in profondità nei frutti particolarmente spugnosi), ma queste (130 piantine in tutto) erano state estirpate e distrutte in un bliz di un gruppo di esagitati no global, al grido di "morte al transgenico e alle multinazionali", già nel 2002.

Materiale fornito dal Prof. Rugini.

Nella ricerca (pubblica e finanziata con soldi pubblici, pochissimi naturalmente) si stavano evidenziando risultati davvero importanti sulla resistenza alla botritis ed alla cladofora nel kiwi, oltre alla resistenza alla siccità. Nel ciliegio e nell'olivo, si erano ottenuti poi notevoli riscontri sulla riduzione della taglia e sulla resistenza al freddo, che nell'olivo diventa fattore interessante per la sua espansione geografica al nord. Si parla tanto di ricerca pubblica in Italia e i politici di turno si riempiono la bocca di questi argomenti, ma vorrei evidenziare con una certa durezza questo fatto. Nell'istituto era iniziata in laboratorio anche  una ricerca sulla resistenza dei peri alla Erwinia amylovora. Dopo il terzo anno di lavoro il Ministero delle politiche agricole ha interrotto il contratto, le piantine sono state distrutte in autoclave e udite, udite, i fondi anticipati dal dipartimento (Euro 19.400) dovranno essere restituiti prelevandoli dallo stipendio dello stesso Prof. Rugini in quanto garante. Il Professore ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica per restituire una onorificenza che gli era stata attribuita cinque anni fa, ma al momento non gli è stato ancora concesso. E' interessante notare che questa ricerca pubblica volta ad ottenere una forte riduzione dell'uso dei fitofarmaci è in netto contrasto con le multinazionali che non hanno certo questi interessi, eppure le associazioni sedicenti naturalistiche che dicono di combatterle come la peste, hanno agito in decisa controtendenza, quasi che ne vogliano difendere i prodotti. 

Materiale fornito dal Prof. Rugini.

Sono contraddizioni difficili da spiegare e che si possono capire solo considerando la manipolazione che da parte di gruppi interessati, viene fatta sulle menti di tanti ragazzi entusiasti, che non si preoccupano di cercare di capire a fondo i problemi ma si contentano di seguire una bandiera seducente ed accattivante. Intanto come accade in tanti altri settori, l'olivicoltura italiana sta morendo, mentre all'estero si lavora accanitamente per migliorare rese e qualità. La decadenza di un paese è anche questo. Come ha ribadito nel corso del convegno Antonio Pascale, produciamo piante geneticamente modificate da oltre 10.000 anni e questo ci ha consentito nel corso della storia di sfamarci e di mangiare davvero più sano. E' brutto dimenticare i miglioramenti fatti dai nostri nonni, ha proseguito Pascale, non rispettando la fame che hanno patito e gli sforzi da loro compiuti. Di questi errori è portatrice una cultura vittima di un sapere nostalgico, secondo cui tutto ciò che è presente è corrotto e tutto quello che viene dal passato è buono. 

Materiale fornito dal Prof. Rugini.

Voglio quindi a conclusione, tentare anch'io di dare la mia definizione di cosa sia un OGM per quello che può servire. Credo che sia corretto dire che un Organismo Geneticamente Modificato è un prodotto che ha subito una modificazione genetica esattamente uguale a quella che si sarebbe ottenuta spontaneamente in natura o artificialmente con metodi tradizionali come la selezione, gli incroci e le modificazioni tramite agenti chimici (acido gibberellico) o addirittura mediante irradiazioni (es. frumento Creso), solo che le modificazioni ottenute a mezzo della ingegneria genetica sono più sicure, più controllabili, più rapide e convenienti, meno casuali e/o pericolose di quelle ottenute con tutti gli altri metodi tradizionali, ma comunque, ribadisco identiche. In definitiva l'economicità e la sicurezza di queste tecniche le rendono particolarmente importanti, in quanto questo metodo è alla portata di tutti i piccoli laboratori e necessita di investimenti molto inferiori a quelli richiesti dalle tecniche tradizionali, quelle sì oggi appannaggio solo delle famose e vituperate multinazionali che a parole i difensori della "natura" vorrebbero combattere e di cui invece sembrano voler favorire gli interessi. 
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