Ricercatori in piazza contro emendamento su sperimentazione animale

Creato il 20 settembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Photo credit: TomasDDL / Foter / CC BY-ND

Questa mattina centinaia di palloncini e camici bianchi hanno popolato piazza Montecitorio. I cartelloni nelle mani dei ricercatori recano scritti slogan eloquenti: “’Vivisezione? non fa per noi. Sperimentazione? Per tutti voi”. Una protesta pacifica ma coinvolgente, quella di tutti i ricercatori italiani che operano nella ricerca medica e biologica, dalle cellule staminali ai tumori, che sono arrivati da ogni parte d’Italia per dare testimonianza della loro condizione. Provengono dai più importanti centri di ricerca italiani:   San Raffaele, Istituto Firc di Oncologia Molecolare (Ifom), Università Sapienza, Telethon. Ai polsi hanno attaccati i biglietti per i bagagli utilizzati negli aeroporti: molti di loro, se dovessero passare gli emendamenti, sarebbero costretti a emigrare altrove, verso prospettive lavorative più praticabili e dignitose.
Ha aderito alla manifestazione anche la parlamentare di Scelta Civica Ilaria Capua, virologa di livello internazionale, che ha detto ai ricercatori: “Ho presentato un ordine del giorno per l’eliminazione dell’emendamento che limita la sperimentazione sugli animali. [… ] Come parlamentare sono qui a combattere al vostro fianco non solo per questa legge ma per avere più finanziamenti per la ricerca. Sono qui per far sì che in Italia la ricerca non sia più una Cenerentola, ma la fonte di ricchezza di questo Paese”.

Oggetto della manifestazione sono gli emendamenti alla direttiva europea 2010/63/UE approvati da Camera e Senato in materia di sperimentazione animale. Tali  modifiche, oltre una decina, aggiungono restrizioni all’articolo 13 del testo originale che prevede di «scegliere il metodo di ricerca in grado di for­nire i risultati più soddisfacenti causando il minor dolore, sofferenza o angoscia possibile». Il testo originale della direttiva europea (reperibile a questo link),solleva diverse problematiche, partendo dalla consapevolezza che “Sono disponibili nuove conoscenze scientifiche con riguardo ai fattori che influenzano il benessere degli animali nonché alla loro capacità di provare ed esprimere dolore, sofferenza, angoscia e danno prolungato” . Tra i temi trattati vi sono la biodiversità, da tutelare come valore superiore a ogni tipo di ricerca, ma anche lo statuto di alcuni casi limiti: le forme fetali di mammiferi, dal momento che è stato provato che nel terzo periodo del loro sviluppo sono in grado di sentire dolore, o gli animali randagi e selvatici, la cui cattura e detenzione ne aumenta l’angoscia rispetto agli altri animali. Vediamo quindi l’affermazione di una nuova sensibilità, l’ampliamento del campo della bioetica, e la conciliazione delle esigenze della ricerca con le giuste rivendicazioni animaliste. Tuttavia il testo contiene anche passaggi che potrebbero far discutere, ad esempio la posizione di “privilegio” assegnata ai primati da un punto di vista antropocentrico: “L’uso delle scimmie antropomorfe, in quanto specie più vicine all’essere umano dotate delle competenze sociali e comportamentali più avanzate, dovrebbe essere autorizzato unicamente ai fini di ricerche volte alla conservazione di dette specie, e qualora sia necessario intervenire per un’affezione potenzialmente letale e debilitante per l’essere umano, e nessun’altra specie o metodo alternativo sarebbe sufficiente per raggiungere gli scopi della procedura.” I ricercatori lamentano dunque l’esasperazione della già severissima direttiva, specialmente in uno stato come l’Italia che, come dalle stesse fonti del Senato, risulta essere il Paese, tra quelli appartenenti all’Unione, “che ha attualmente in vigore una legislazione già restrittiva e tra le più avanzate nel continente europeo”. Sono scesi in piazza anche gli animalisti, a favore delle future modifiche della legge: tra gli altri il movimento “Fermiamo Green Hill” che fece chiudere l’allevamento di beagles da laboratorio.
Luca Carra, codirettore di “Scienza in rete”, risponde: “ I percorsi alternativi alla sperimentazione animale ci sono già e tra l’altro sono pure più economici. Ma le fasi finali dei test clinici non possono non farsi sulle bestie, non c’è scelta. Il resto sono illusioni.” E’ ipocrisia, possiamo aggiungere, dal momento che queste modifiche vieterebbero gli allevamenti di cavie da laboratorio nella nostra nazione ma consentirebbero la loro importazione dall’estero. Una direttiva condivisa e condivisibile, ma i cui emendamenti faranno molto discutere.
Un esempio su tutti: la nuova legge potrebbe prevedere una limitazione nell’uso degli xenotrapianti ovvero il trapianto di organi tra specie diverse come ad esempio l’uso di valvole cardiache di origine suina nell’uomo, pratica che salva la vita a migliaia di cardiopatici ogni anno.