La scienziata spiega a La Razon che è non è affatto casuale questo feeling tra scienza e cristianesimo, anche perché «la Genesi dice che il mondo è buono e quindi vale la pena conoscerlo. Non è un mondo assurdo e caotico: è comprensibile, è fatto per essere studiato. Nella Genesi Dio ordinò all’uomo di dominare il mondo, rendendolo conoscibile alla mente. Come disse Aristotele, il nostro non era l’unico mondo possibile, ma è stato qualcosa che Dio ha creato liberamente. La sua stessa struttura incoraggia la scienza sperimentale. La concezione del tempo giudaico-cristiana è lineare e non ciclica come in Oriente: è quindi possibile fare dei progressi, migliorare. I medioevali volevano cambiare il mondo». Le Università e le scuole del XII° secolo, nate in ambito religioso, erano veri e propri laboratori di idee, dove tutto veniva discusso.
La Ruiz cita i grandi scienziati di allora, il vescovo Nicola d’Oresme e Roberto Grossatesta, Giordano Nemorario e Giovanni Buridano. Loro sono i veri invetori del metodo scientifico. Non regge lo slogan della religione contro la sicenza: «è contrastato dai fatti», afferma la ricercatrice spagnola. Invitiamo ad approfondire l’origine della scienza alla pagina: “L’origine della scienza è nel cristianesimo”.