Una volta quasi inverno, un’altra quasi estate, l’unica certezza era che a Pasquetta sarebbe stato brutto tempo!
La regola in realtà è semplicissima (e certo, dopo sono tutti scienziati!) e fu stabilita nel 325 dal Concilio di Nicea (ah beh!!): la Pasqua cade la domenica successiva alla prima luna piena dopo il 21 marzo, equinozio di primavera, a meno che il plenilunio di cui parliamo non cada proprio di domenica; in tal caso la Pasqua viene spostata alla domenica successiva. Questo per i Cristiani, cattolici o protestanti, che usano il calendario gregoriano, mentre per gli ortodossi che usano quello giuliano a volte le date non coincidono. Se poi ci mettiamo anche gli Ebrei e la loro Pasqua, non ne usciamo più, ma insomma il concetto base è chiaro: quest’anno il plenilunio primaverile, con la collaborazione di Liberazione e Festa dei Lavoratori, ci regala 16 giorni di vacanza con soli 6 giorni di ferie… grazie luna!!!
Come al solito non ci siamo inventati niente: i nostri amici Celti festeggiavano l’inizio dell’anno zodiacale con il Plenilunio nel segno dell’Ariete – che inizia il 21 marzo – quando
Insomma ovunque e in tutti i tempi si festeggia la rinata fertilità della Natura ed ecco quindi il coniglietto, animale fertile per antonomasia. Simbolo della Pasqua nell’Europa del nord dal XV secolo, il coniglietto porta un cesto di uova colorate ai bambini che si siano comportati bene, nascondendolo però tra i cespugli del giardino! Uova che a loro volta sono da sempre il simbolo della vita in praticamente tutte le culture.
Nel Medioevo uova cotte, con fiori e foglie per colorarle e decorarle, venivano regalate alla servitù. Per i nobili e gli aristocratici si realizzavano uova in materiali preziosi e la tradizione raggiunse il culmine nel 1883 con l’orafo Peter Carl Fabergé che creò per la zarina un uovo di platino contenente un uovo d’oro a sua volta contenente un gioiello… da qui alla sorpresa è stato un attimo.
Prendendo spunto da un editto papale del VII secolo che vieta di far suonare le campane dalla sera del giovedì santo al mattino della domenica di Pasqua, una leggenda francese racconta di come tutte le campane di Francia, la notte di Giovedì Santo, lascino in gran segreto i campanili per volare con ali magiche fino a Roma per farsi benedire dal Papa. Al momento della benedizione le campane rovesciate si riempiono magicamente di uova di cioccolato (ah, questi francesi!!!) che, nel loro volo di ritorno ai campanili, spargeranno per prati e cespugli.
Torniamo in patria e precisamente a quello che, almeno per me, è il dolce senza il quale non è Pasqua: la pastiera. Un tripudio di ricotta, uova, aromi e spezie che è un inno alla primavera!
La sirena Partenope, che abitava nel golfo di Napoli, ad ogni primavera sorgeva dalle acque e cantava per gli abitanti del luogo che, per ringraziarla, le offrivano le ricchezze della terra e del loro lavoro: farina, ricotta, uova, grano bollito, acqua di fiori d’arancio, zucchero.
Partenope portò questi doni agli dei che, pensate un po’, si scoprirono pasticceri e ne fecero un dolce che le regalarono. La sirena, a sua volta, invece di sbafarselo tutto da sola, lo donò agli abitanti per ringraziarli. Visto che le regalie erano tornate al mittente i partenopei fecero onore all’antenata di tutte le crostate, che diventò il loro simbolo pasquale e primaverile. Mai regalo fu meglio riciclato!!!
Bando alle ciance che il procedimento è piuttosto lungo: Ladies and Gentlemen…
LA PASTIERA
(dosi per uno stampo da 30 cm o due medi, così una la regalate!!)
Pasta Frolla:
250 gr farina 85 gr strutto (non sostituitelo col burro, non è la stessa cosa!!!)
110 gr zucchero 2 uova intere sale buccia di limone grattugiata
Ripieno:
400 gr zucchero 6 uova un vaso di grano precotto (meraviglie dell’era moderna)
500 gr ricotta vaccina cannella vaniglia
Un bicchierino da liquore di acqua di mille fiori 75 gr cedro candito a pezzetti
Mescolare insieme farina, zucchero, sale e buccia di limone grattugiata. Unire il burro freddo tagliato a pezzettini e mescolare con la punta delle dita fino ad avere un composto sabbioso. Unire le uova e impastare velocemente, poi avvolgere in pellicola e lasciar riposare in frigo almeno un’ora.
Scaldare il grano in un tegame a fuoco basso, aggiungendo un cucchiaio di sugna e facendo evaporare tutto il liquido, poi mettere da parte e lasciar raffreddare.
Montare con la frusta le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto bianco e gonfio, aggiungere vaniglia, cannella e acqua di millefiori. A parte sbattere la ricotta per renderla liscia liscia, poi aggiungerla al composto di uova. Amalgamare, poi aggiungere il grano e mescolare nuovamente. In ultimo aggiungere il cedro.
Riprendere la pasta frolla e stenderla nello stampo coprendo anche i bordi, poi versare il ripieno arrivando fino a 2/3. Con la pasta rimanente decorare con delle strisce tipo crostata, poi cuocere in forno a 170° per circa due ore.
Far raffreddare prima di sformare e servire spolverando di zucchero a velo.