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Riceviamo e pubblichiamo: una lettera al Presidente Napolitano sulla guerra alla Libia
Creato il 18 aprile 2011 da DomenicolosurdoAll’attenzione del Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano.Caro Presidente,Le scrivo come figlio di Sergio Bellone, perseguitato politico antifascista condannato, nel 1940 all’età di 25 anni, dal TS fascista a 14 anni di reclusione solo perché iscritto al Partito Comunista d’Italia. Figlio di Virgilio, classe 1880, socialista e poi comunista dalla scissione di Livorno del 1921, amico di Antonio Gramsci. Mio nonno, figlio di contadini della dura valle di Susa, unico di 7 figli che si impegnò nello studio diventando Preside di una scuola statale, educò mio padre e lo fece studiare al Politecnico di Torino nonostante il licenziamento per “scarso adattamento al regime fascista”, non si arrese mai, mai scese a compromessi con i fascisti.Ebbene caro Presidente, mio padre Sergio dopo la caduta del fascismo il 25 luglio del 1943 fu liberato e uscito dal carcere insieme a Terracini, fu naturalmente tra gli organizzatori della Resistenza, già dal 9 settembre in valle di Susa. Come ingegnere minerario si impegnò nel sabotaggio delle linee ferroviarie tra Italia e Francia e poi fu nominato dal CLNAI responsabile del sabotaggio e contro sabotaggio in Piemonte.Finita la guerra il Partito lo invitò (l’amico Pajetta insistette) a costruire il socialismo in Jugoslavia e così iniziò a lavorare come ingegnere minerario nelle miniere dell’Istria e anche del Kosovo (nella famosa miniera di Trepča, nazionalizzata da Tito e ora in mano di nuovo delle multinazionali del Belgio e della Francia. “Per carità per motivi umanitari, certo non per postcolonialismo”- ma ci prendiamo in giro?).Mio padre è mancato il 7 dicembre 2000, ha dovuto sopportare il bombardamento della Jugoslavia, “promosso” dal Presidente del Consiglio D’Alema, del 24 marzo 1999. Forse ha anticipato la morte per la rabbia che un “compagno” abbia dato il colpo di grazia alla Jugoslavia, dove era riuscito il progetto terzomondista. Lei certamente ricorda l’entusiasmo di Tito, Nehru e Nasser, fondatori del movimento dei non-allineati.Perché distruggere la Jugoslavia, perché ribaltare la Storia con le foibe, luogo di martirio degli Slavi dal 1922, poco dopo il trattato di Rapallo del 1918, e non degli Italiani?Lei sa benissimo che è un falso storico. Lei sa benissimo che nel 1922 a Torino i fascisti uccidevano sindacalisti, operai, gente comune per annientare l’opposizione e la classe operaia e facevano lo stesso in Slovenia e Croazia, gettando la gente nelle foibe. Lei sa benissimo che i criminali di guerra italiani non sono stati mai condannati da alcun tribunale, mentre il tribunale dell’Aja ha fatto morire in carcere il Presidente della Repubblica jugoslava Milošević, liberamente eletto e deposto da un colpo di stato camuffato. Lei sa benissimo, ma per qualche opportunità politica ha preferito consegnare (mi auguro perché male informato) perfino a un criminale di guerra italiano la medaglia di “italianità” come vittima delle foibe titine, suscitando lo stupore e, se mi permette, l’indignazione degli antifascisti. L’esercito di Liberazione europeo più importante e glorioso, come quello comandato da Tito, deve essere rispettato! E invece sentiamo oggi dire che era un esercito di criminali! Noi siamo stati criminali! Noi! Con la pretesa di “civilizzare” gli Slavi, a fianco dei tedeschi!I profughi italiani dell’Istria sono la conseguenza prima del fascismo e poi della scelta libera di quegli italiani che non volevano vivere nel comunismo. Non furono cacciati, se ne andarono di propria volontà, con i documenti regolari. Confondere alcuni episodi cruenti, sia pur gravi, di fine conflitto con la successiva decisione di alcune centinaia di migliaia di persone di tornare in Italia, in tempi lunghissimi, non spinti dalle baionette, è una operazione di revisionismo storico che ritengo particolarmente grave e fonte di nuovo razzismo e odio verso gli Slavi. Un ritorno a certe idee del 1941?Mi ha fatto molto male anche il suo incitamento alla guerra contro la Libia. La Costituzione Italiana non prevede l’uso della guerra per risolvere i conflitti. E l’ONU non ha il diritto di consentire l’aggressione a uno stato sovrano, anzi suo compito sarebbe quello di sostenere ogni possibile mediazione nei conflitti. Palese è poi la menzogna che le forze ostili a Gheddafi siano dei civili inermi, e quindi che sia necessaria una no-fly zone per proteggere le popolazioni civili: si sta semplicemente cercando di distruggere l’esercito libico. Per non parlare della protezione della popolazione civile: come è possibile farlo se si lancaino bombe all’uranio impoverito? (6mila i morti tra la popolazione libica, calcolati al Politecnico di Torino, in 10 anni, come conseguenza dell’uranio impoverito).Non ho particolare stima per il colonnello Gheddafi, cui riconosco peraltro meriti per la sua azione anticolonialistica in tempi precedenti, ma è evidente che Gheddafi è il solito pretesto per entrare in conflitto con Paesi la cui unica colpa è quella di voler gestire autonomamente le proprie risorse naturali e energetiche.L’Italia non può permettersi di tornare ai vecchi propositi colonialistici. E non mi dica che il conflitto è legato al risorgimento del Nord-Africa. Sarkozy certo non è il Garibaldi di Tripoli! E Berlusconi sarebbe Cavour?Spero che queste mie parole possano aprire una breccia nelle Sue convinzioni. Mio padre Sergio ha il diritto di essere ascoltato!
Boris Bellone, Direttivo ANPPIA-Torino - direttivo Ass. naz. Del Libero Pensiero “Giordano Bruno” –Torino -docente di Scienze nella scuola statale- Via Carli 74 - San Giorio di Susa (To) -t.3209441222
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COMMENTI (1)
Inviato il 18 aprile a 19:04
Buona sera, sono d'accordo con Lei al 100% sulla guerra alla quale l'Itaia sta partecipando in Libia, ma caspita siamo nel 2011 e si risolvono ancora i problemi con le bombe? Mi è dispiaciuto, e non può immaginare quanto, per i bombardamenti in Serbia del 1999, stato che rispetto e adoro la popolazione ma le devo dire che non tutti gli Italiani in Istria se ne sono andati (2° guerra mondiale) liberamente e con le carte in regola, ho le prove che moltissimi sono stati costretti con le minacce di morte. Non voglio assolutamente fare politica mi attengo a quello che so per certo. Cordiali saluti