Richard Yates, Revolutionary Road
Soap opera spacciata per capolavoro
di Iannozzi Giuseppe
I Wheelers, protagonisti di questo romanzo e film, sono una giovane coppia di anticonformisti. Ma alla fine il loro non conformismo li annienta nel corpo e nello spirito. E’ così inevitabile che Frank si rassegni a una vita di routine, quella di un semplice impiegato, mentre April, sua moglie, si trinceri nel ruolo di casalinga infelice che impara presto a odiare il Connecticut e ad amare una Parigi immaginifica. Il romanzo, acclamato in sordina, per più di quarant’anni, pubblicato per la prima volta in Italia nel 1964 da Garzanti con il titolo I non conformisti, attirò l’attenzione, sempre minima, di qualche intellettualoide, ma non riuscì mai a diventare un bestseller. Semplicemente perché Yates la taglia del genio incompreso non ce l’ha per quanto certi critici si sgolino a urlare il contrario. La middle class, che Richard Yates abbozza facendo largo impiego di tinte fumose, è un ritratto perfetto di tutti quei cliché narrativi preconfezionati e collaudati che chiunque voglia scrivere un romanzo fintamente controcorrente adotta. Richard Yates non è William Faulkner, né ha la statura di Francis Scott Fitzgerald: Yates cerca invano di conferire carattere al suo Frank Wheeler, ma fallisce; non riesce mai a infondergli né la bellezza né la dannazione di Antony Patch, dell’emblematico decadente e perfetto anticonformista nato dalla penna di Fitzgerald. E mai sfiora la tragicità faulkneriana che è nell’Urlo e il furore.
Revolutionary road di Richard Yates, sotto molti aspetti, è un lavoro che ricalca alla perfezione la stupida drammaticità delle soap americane: null’altro. Non di certo un capolavoro, nemmeno con la “c” minuscola.
Revolutionary road – Richard Yates – Minimum Fax – collana I Quindici – 457 pp. – € 22
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