Ricordando Rotella

Creato il 04 aprile 2014 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Parole e suoni, colori e materia. Sarabanda di immagini. A otto anni anni dalla sua scomparsa, Sky arte celebra uno dei più stimati artisti italiani del ’900: Mimmo Rotella. Rubava dai muri per ricomporre la realtà, secondo il suo sguardo. Rotella rimuoveva le immagini che vedeva in giro per le città. È stato un grande compositore capace di ridisporre il gusto, usando le figure degli altri. Da Catanzaro  a Napoli. Da Roma a Parigi, ma fu a Kansas City che si modulò come artista. Innamorandosi delle icone pop americane: Elvis e Marilyn.

Prima di strappare i muri fece un percorso diverso, classico e intenso. Prima di strappare i muri lavorò su se stesso per togliersi la provincia dalle spalle. Prima di strappare i muri ebbe bisogno di cambiare pelle. Passò dai pennelli al gesto, dal disegno alle composizioni in un percorso di ripensamento della pittura che montava servendosi degli altri. Risistemava usando quello che c’era. Gesti al posto di pennelli, lembi di carta lacerata al posto di colori. Eccolo il portento operativo di un artista che sapeva trasformare un prodotto già all’epoca con una sua potenzialità massmediatica in un’opera d’arte vera e propria.

Niente a che vedere con il caos piuttosto una lacerazione intensa, culturale ed estetica. Cuciva il cinema alla tela. Incollava sogni. Regalava altra immaginazione alla staticità degli attori, usandone le cariche evocative. Era guidato da un gusto preciso per modalità cromatiche, per qualità degli oggetti rappresentati, per il valore dei messaggi riproposti.

” Era il ’53, uscivo da casa – racconta Mimmo – vedevo questi muri tapezzati letteralmente da manifesti, forti, mi sono detto, questo è il linguaggio che io dovrei usare. Un nuovo linguaggio. Allora uscivo di notte e rubavo questi manifesti e poi li mettevo sotto il letto. Verso il ’58 cominciai a innamorarmi di queste immagini del cinema. Gli attori americani venivano a Cinecittà e così ci furono i primi manifesti del cinema, il primo fu quello di Marilyn. Poi ho saputo che c’era un altro artista, Andy Warhol che aveva scelto questa icona. Però lui la faceva come xerigrafia io come collage”.

Nasce così l’inconfondibile stile fatto di strappi e manifesti cinematografici. Warhol è il testimone del destino della star mentre Mimmo la vive sulla pelle dei muri. Due visioni diverse della stessa Vip.

Formatosi all’accademia di belle arti di Napoli, dopo un soggiorno negli USA (1952-53) e una serie di prove che vanno da composizioni di matrice neoplastica a esperienze di poesia fonetica, nel 1954 elaborò a Roma i suoi primi décollages (manifesti lacerati). Il fermento artistico, il movimento delle nuove idee. I grandi cineasti da Fellini a Visconti. Il film diventa un modello esistenziale. E la ricerca di Rotella prosegue il suo viaggio, conosce il jazz, studia Kandinsky, Klee, Mirò, Picasso e i pezzi di carta lacerata diventano il suo nuovo linguaggio pittorico. Inventa un nuovo spazio. Fontana con i buchi e i tagli. Burri con le cuciture dei sacchi. Rotella con gli strappi, l’unico mezzo di protesta che gli resta contro una società che ha perduto il gusto dei mutamenti e delle meravigliose trasformazioni.

Con quei bottini cartacei ne faceva argute operazioni di ri-incollaggio e strappo, quasi in un divertissement coreografico a metà tra l’azione teatrale e un gusto informale per la materia. Il “doppio decollage” fu la sua cifra stilistica che l’ha reso famoso. Devastando e ricucendo. Riutillizzando e assemblando. Macinando tutto oggetti e persone, proprio come fa la società. L’opera perde bellezza e valore in funzione del gesto d’artista. Mimmo Rotella ne diventa protagonista.

Creatività, intuizione, educazione, magia, mistero, questa l’arte di Mimmo Rotella.

1918/2006, un originale protagonista del suo tempo.


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