Elijah Wood ha un rapporto privilegiato con la Spagna, non so bene perché. Quando pensi a lui, ti viene in mente la Terra di Mezzo, o qualunque altro posto esistente nella realtà o meno, fuorché la Spagna. Eppure Frodo, volevo dire Elijah non è nuovo alle scorrazzate sulla penisola iberica. Qualche anno fa era stato protagonista del piacevole thrillerino Oxford Murders – Teorema di un delitto di Álex de la Iglesia e speravo che questa sua nuova avventura española fosse sugli stessi livelli, e invece… no. Il ricatto non è inguardabile, la sua visione scivola via senza troppi traumi, il problema principale è la sua notevole
Boh, aveva a che fare con un pianista, forse?
Mmm…
Grand Piano! Ecco come si chiamava, adesso ricordo! In Italia il titolo è diventato Il ricatto, il classico ancor più dimenticabile titolo da dimenticabile thrillerino medio. Come molti altri dimenticabili thrillerini medi, lo spunto di partenza non è nemmeno malvagio. Elijah Wood è un pianista classico. Specifico classico, perché ci sono anche i pianisti moderni tipo Satomi dei Bee Hive, e “moderni” si fa per dire, visto che citare Satomi fa troooppo retrò.
"Ma allora, gli sparano a mio marito Frodo, così posso andare a farmi Satomi?"
Dicevo che Elijah è un pianista, il più grande pianista classico del mondo, almeno fino a 5 anni prima, quando, preso da un attacco di panico, anche noto in gergo tecnico come “cagarella”, ha cannato le note finali di un complicatissimo brano e da allora non si è più esibito in pubblico. A un anno di distanza dalla morte del suo maestro e mentore musicale, la sua bella mogliettina attrice, interpretata da Kerry Bishé vista in Scrubs, Red State e Argo, gli organizza il grande ritorno sulle scene. Una serata evento in cui Elijah tornerà a suonare. Questa volta riuscirà a superare la cagarell… volevo dire gli attacchi di panico? Già così, la vicenda mette sul fuoco vari elementi intriganti come il rapporto tra allievo e maestro e la paura di esibirsi di fronte a una folla che può colpire persino un pianista celebrity, un elemento quest’ultimo che può reggere bene come idea per un thriller teso. Solo che a questo punto il film vuole strafare e aggiunge sulla testa del già terrorizzato protagonista un altro elemento di tensione non da poco: un cecchino appostato tra i palchi del teatro è pronto ad ammazzarlo, nel caso sbagli anche soltanto una nota. Ma non poteva andare a minacciare Giovanni Allevi, che lui sì che se lo meriterebbe?"Dopo essere finito nell'Occhio di Sauron, sono nel mirino di un cecchino.
Chi è che m'ha lanciato il malocchio?"
Al di là dell’inverosimilità del tutto, che comunque ci può stare, è un film mica la vita vera, a non convincere è il finale. Orchestri in maniera decente ogni elemento, o quasi, per un’oretta e poi campi via tutto con una conclusione campata lì in fretta e furia e che appare anche parecchio ridicola. Oltre che incomprensibile. C’è qualcuno che ha capito cosa significa l’ultima scena, se se la ricorda? Questo lavoro spagnolo di Elijah Wood è un thrillerino guardabile, gettato nel cesso da una chiusura che lascia parecchio perplessi, prima di lasciare spazio ai titoli di coda che, mentre scendono, ti chiedi: “Ma cosa ho appena visto? Ah sì, un film proprio indimenticabile… Com’è che si chiamava?” (voto 5/10)