Vacanza in Centro Italia avevamo detto. Ci eravamo preparate per abbuffate di zucchine, melanzane, fagiolini e pomodori. Non ci eravamo preparate invece a conoscere Niko Romito e Moreno Cedroni, peraltro senza nemmeno mangiare nei rispettivi ristoranti.L'occasione di conoscere Casadonna, la nuova tenuta di Niko Romito ci è stata data da una tesina da svolgere per un esame all'università. Il tema era quello del paesaggio e della ristorazione, di come essi comunichino, si aiutino e possano creare un rapporto molto più profondo di quello che si potrebbe pensare: non si parla infatti solo della "cucina del territorio" ma di turismo, di conservazione (o ristrutturazione) del paesaggio, di armonia architettonica tra quest'ultimo e i locali che ci sorgono.L'argomento è abbastanza complesso, dal punto di vista filosofico come anche da quello architettonico, sono tanti i punti di vista possibili per affrontare questa relazione e per giungere a conclusioni molto diverse.Noi non abbiamo cercato una vera e propria conclusione, abbiamo solo cercato esempi di un rapporto che può essere anche molto fecondo.Casadonna ne è un perfetto esempio.
La tenuta sorge a Castel di Sangro, piccolo paesino abruzzese lontano da autostrade, ferrovie ed aeroporti. Non lo dico per inserire una mera informazione tecnica, lo dico perchè creare un posto che funziona, per di più frequentato da una clientela internazionale nel cuore dell'Italia non è facile. Un solo locale che valga la pena di essere visitato non può creare nulla di continuativo se il territorio non lo aiuta e non partecipa al regalo che è Niko Romito per questa terra: con la sua cucina, la sua scuola, le sue camere d'albergo può veramente fungere da traino perchè tutto un territorio possa respirare dopo un terremoto ed una crisi economica disastrante.
Scontato dirlo, doveroso ribadirlo: Casadonna è bellissima. E' luminosa, è calda, è storica ma è anche moderna, attenta a tutto quello che avviene nel mondo. E' un posto dove ci si sente fuori dal mondo ma anche incredibilmente connessi con il mondo, con le sue tendenze di cucina, di design, di accoglienza.Gli spazi esterni ospitano una vigna ed un bellissimo nastro di lavanda che scende dalla tenuta verso il paese sottostante,il terrazzo dove prendere l'aperitivo la sera è un palco sulle montagne ed il cielo sovrastante.
Gli spazi interni sono naturalmente freschi, aiutano a riprendersi dalla accecante luminosità dell'esterno pur continuando ad essere incredibilmente bianchi. Un bianco meridionale però, caldo ed accogliente, il bianco della calce e della pietra a vista, niente a che vedere con i bianchi algidi delle nuove tendenze tutto-bianco da interior design.All'interno della tenuta c'è il Reale, il ristorante storico di Romito, trasferito adesso al piano terra della tenuta. Semplice, lineare, con pochi oggetti per altrettanti pochi tavoli. Romito deve essersi letto Mies Van der Rohe accuratamente prima di decidere come arredare la sua tenuta, e deve pure essersi soffermato particolarmente sul motto "less is more", al Reale non c'è un solo oggetto in più di quello che dovrebbe esserci.
Non ci siamo fermate a mangiare, ci siamo ovviamente ripromesse di farlo appena troveremo un lavoro (dirlo di questi tempi sembra quasi una battuta di pessimo gusto) ma abbiamo potuto goderci un aperitivo con stuzzichini del Reale per soli 6€. La classe non è acqua.