Ricordi dal sottosuolo

Creato il 04 gennaio 2012 da Antonino1986

Trama e recensione di “Ricordi dal sottosuolo”, opera di Fëdor Dostoevskij, edito da Feltrinelli.

 

Edita per la prima volta nel 1864 e recentemente riproposta da Feltrinelli, quest’opera di Dostoevskij è una critica sociale del positivismo imperante nel XIX, condotta con il ricorso a tecniche e tematiche che, a tratti,  anticipano sorprendentemente la psicoanalisi.

Il protagonista, l’uomo del sottosuolo, è un giovane impiegato inconcludente, dalle scarse relazioni sociali, incapace di entrare nella cerchia dei colleghi,  rispetto ai quali soffre un senso di inferiorità ed inadeguatezza che prova anche verso i vecchi compagni di scuola, con i quali non ha che radi e occasionali rapporti.

Diviso in due parti, la prima, “II sottosuolo”, è un monologo, torbido e avvincente, in cui l’inetto protagonista si scaglia in  una profonda critica dell’attitudine positivista tesa a migliorare il mondo e l’individuo attraverso gli strumenti della scienza e della ragione. Secondo Dostoevskij, l’uomo del sottosuolo rifugge dall’azione e razionalità ma è dominato dal solo volere umano, che necessariamente costringe a condotte abiette e irrazionali, trovandosi “molto spesso e anzi il più delle volte…assolutamente e cocciutamente in contrasto con il raziocinio”.

Nella seconda parte, “A proposito della neve bagnata”, il protagonista racconta di alcune sue abiette azioni compiute in gioventù, quando era impiegato nella burocrazia del suo paese. In particolare, riferisce la storia della partecipazione ad una cena con i vecchi compagni. Dopo aver alzato il gomito e aver litigato con tutti, egli si ricopre di ridicolo nell’inutile e goffo tentativo di redimere la giovane prostituta Lisa. In realtà, l’uomo del sottosuolo finirà per sfogare le sue frustrazioni sulla giovane, scagliandosi contro un soggetto ancor più debole e isolato.

Il protagonista si dichiara fin da principio il “il più invidioso verme della terra”, è sofferente e malato, della assoluta malattia di cui soffre solo chi ha assoluta consapevolezza. Ma proprio per questo, per la sua intrinseca debolezza, per la capacità di incarnare umanamente l’antieroe,  l’uomo del sottosuolo non distoglie del tutto da sé le simpatie del lettore.

Dostoevskij è un anti illuminista: la scienza e la ragione possono spiegare solo in parte l’agire umano che  resta aggrovigliato in una continua  tensione di forze oscure che, agendo dal profondo, impediscono il sereno dispiegarsi del buon senso e della razionalità, come dimostravano allora le guerre a cui l’autore volgeva la sua attenzione, come quelle di secessione americana o dello Schleswig-Holstein, e come dimostrano le guerre di oggi e di ogni tempo.

La modernità del tema unita allo stile energico e avvincente del grande romanziere russo, in grado di coinvolgere il lettore in un ritmo serrato tra narrazione e saggio, fanno di questo libro un’ opera moderna in grado di anticipare Freud e la psicoanalisi.