Nella mia storia c'è anche lei. Era assessore alla cultura del mio Comune, quando ho iniziato a far foto e a scrivere.
Se fu Dilvo Lotti a scoprirmi e ad incoraggiarmi, lei mi sostenne.
Nei primissimi anni del mio fare, appena ventenne, lei non solo mi diede fiducia, ma credette in quello che facevo, e le piaceva.
Il 28 settembre scorso, "a proposito di bosco e di guerra", riproposi un brano che era contenuto in una mia pubblicazione, dal titolo "Nel bosco di Regli", dell'aprile del 1990. Quel racconto me lo aveva ispirato proprio lei, narrandomi quel fatto, e facendomi conoscere anche altri testimoni.
http://aurelio-vivereapierino.blogspot.com/2010/09/proposito-di-bosco-e-di-guerra.html
La professoressa Marianelli, mi scrisse la prefazione della pubblicazione.
Che qui riporto...
Aurelio Cupelli è un ricercatore speciale.
E' uno che va in giro per boschi e campagne, ove segue ogni traccia -anche la più minuta- che possa condurlo a ritrovare i segni concreti del paesaggio agrario del passato e ove tallona i protagonisti di una civiltà al tramonto, con l'intenzione caparbia di avere testimonianze vere, possibilmente di prima mano, di una vita che non è più.
Di fronte a questa ostinata ricerca ci domandiamo: "C'è in Cupelli la nostalgia verso un mondo, mitizzato e, quindi, vagheggiato dalla mente di un giovane, dopo che tante volte ha udito commosse rievocazioni fatte dai vecchi?".
Può darsi che qualche granellino di romantico vagheggiamento ci sia, ma non è questo il sentimento che sta alla base del modo con cui Aurelio Cupelli guarda ad un mondo, che, a poca distanza di tempo, appare tanto remoto da noi.
Nel suo rappresentare cogli il nucleo, più o meno latente, di un proposito "ecologico", che impegna sia la mente che il cuore, ma capisci immediatamente che un tale proposito non si esprime né con le forme dell'argomentazione sociologica, né con quelle della spassionata documentazione storica e nemmeno coi toni apocalittici, tipici di un certo radicalismo ambientalista.
Il suo pensare ed il suo sentire hanno trovato la via della rappresentazione per immagini e mediante testimonianze-racconto, come in quest'ultimo lavoro dal titolo "Nel Bosco di Regli", che consta di dodici fotografie e quattro racconti.
Esso ha riconfermato come questo giovane sia attaccato con adesione intellettuale e con convinzione morale ai modi naturali ed umani del vivere e del produrre, come sia desideroso di salvare dall'oblio una storia di uomini, autentici e non artefatti, nelle pene e nelle gioie, nei piaceri e nelle fatiche, nel bene e nel male.
Protagonista qui è il bosco, il bosco di Regli, il bosco che "protegge e nasconde", come si legge nei versi in apertura del volumetto, quel bosco che cresce in piano e su scoscesi pendii, "in silente difficoltà".
E' il bosco che dà la prova inequivocabile della realtà di oggi, col suo abbandono, testimoniando dei mutamenti nel modo di lavorare, nei rapporti umani, nelle usanze. Là, tra Cigoli e l'Egola, quel bosco di lecci, querci, di cornioli, col suo intricato sottobosco, un giorno pieno di vita, fervido di canti d'uccelli, di rumori del lavoro, di voci d'uomini che tagliavano legna o facevano carbone, è ora depresso nel suo silenzio e nel suo degrado.
Eppure esso fu testimone di vicende private e di fatti storici da inserire nella grande Storia che tutti ci ha riguardato e ci riguarda.
Il primo dei racconti, per voce d'un protagonista, evoca i tempi del lavoro duro ed impegnativo, quando i carbonai faticavano, avendo però con la loro opera un rapporto più vero e più autentico. Il secondo fissa l'immagine del bosco come luogo d'avventura di bambini d'una patriarcale, numerosa famiglia di contadini, e sono bambini cha vanno a raccogliere ghiande nella stagione autunnale.
Il terzo racconto è più drammatico e ricco di movimento: visi narra di un momento turbinoso, quello di un temporale, che coglie improvvisamente i taglialegna e che ha un risvolto sociale, poiché fissa in maniera esplicita l'attenzione sulla condizione di miseria e di fatica. Il quarto evoca i giorni del Luglio '44, quando nel bosco di Regli furono rifugiati soldati russi, che avevano disertato dall'esercito nazista e che impegnarono non poco le energie del comando partigiano di Cigoli.
Il tutto ha un timbro di realismo, venato di commozione e sostenuto da quel fondo di moralità di cui si è detto.