Entrambi i board hanno esaminato l'andamento della società, che - come comunicato nelle note diffuse ieri - resta nelle condizioni dell'articolo 2446 del codice civile, e "le possibili future iniziative per gestirle", di concerto con l'azionista di controllo Telecom Italia. L'articolo 2446 del codice civile disciplina i provvedimenti da assumere nel caso in cui il capitale sociale si sia ridotto di oltre un terzo per via delle perdite accumulate. Dunque, la società dovrà abbatterlo e ricostituirlo. Già, ma come?
Il punto è che sull'azienda gravano anche 270 milioni circa di debiti netti, gran parte dei quali verso la controllante Telecom Italia. Da qui, in prima battuta, l'ipotesi di valutare un accorpamento con il gruppo tlc, primo finanziatore della società. Nel corso del cda di ieri si è però anche considerata l'ipotesi della liquidazione della società. Un'operazione che in ogni caso dovrebbe essere studiata in modo tale da tutelare il progetto di integrazione tra Ti Media Broadcasting e Rete A attualmente in corso.
Lo scorso ottobre, infatti, Telecom Italia Media ha siglato un accordo non vincolante con il gruppo editoriale L'Espresso a riguardo dell'integrazione dei multiplex digitali.