Ricreare gli “Orti Urbani”.

Creato il 20 dicembre 2013 da Lilianaadamo

di Liliana Adamo

“Coltivare le città” con il progetto “Orti urbani”, a cura d’Italia Nostra, ANCI, Università di Perugia e il coinvolgimento dei comuni interessati.

Cosa accomuna in realtà un orto terrazzato di Genova a un orto dell’agro romano, un orto di un monastero benedettino di Assisi a un orto a servizio di palazzine residenziali di un centro urbano come Padova, un orto entro le mura di una città storica come Foligno a un orto da creare nella cinta muraria storica della città di Ostuni?”

“Orto” è un termine antico che viene dal latino, “Hortus” e testimonia come uno spazio chiuso, recintato, destinato alle pratiche della coltivazione, consista, in realtà, nel legame più immediato all’uomo con la terra, alla sua espressione primordiale di civiltà, intervenendo sulla terra e modificandone i tratti, nei segni di una cultura storica.

Nel nostro paese, gli Orti si sono avvicendati in modo diseguale, perché tante sono state le piantagioni secondo i luoghi, le superfici, le condizioni climatiche, come pure i gusti e l’indole degli abitanti. Sulla varietà geomorfologica del paesaggio italiano si sono accumulate, nel tempo, le tracce di queste pratiche e delle varie cultivar. La bellezza e l’unicità del nostro paesaggio sono dovute a queste pratiche dell’uomo sulla terra, succedute nei secoli.

E se ci soffermiamo su quest’aspetto specifico, appare tanto più interessante l’iniziativa d’Italia Nostra (www.italianostra.org), in un percorso congiunto con l’ANCI (associazione che raggruppa i capoluoghi d’Italia), coinvolgendo i comuni interessati, per la quale è stato sottoscritto recentemente un protocollo d’intesa. Con un piano già predisposto dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Perugia, si definiscono le modalità generali pur nelle differenti rappresentazioni geomorfologiche di ciascun luogo; così “Orti Urbani” lancia un appello a chi, possedendo aree verdi, voglia destinarle all’”arte di coltivare le città”, con requisiti che siano imprescindibili: il rispetto della memoria storica locale e alcune regole di carattere “etico”, condivise da Italia Nostra.

Impiantare o conservare un orto, inteso come “parco culturale”, significa soprattutto voler riscattare le cultivar in via d’estinzione, dedicarsi ai prodotti della terra d’uso comune ma con metodi scientifici e senza inquinanti, prodotti che potrebbero anche essere venduti nella logica d’accorciare la filiera dal produttore al consumatore, nel cosiddetto km zero; tutto questo correlandovi un’attività d’educazione ambientale e, in ogni caso, sottraendo aree verdi all’abusivismo, alla speculazione, all’inquinamento ambientale.

Avviate già dieci iniziative estese ad Assisi, Foligno, Genova, Savona, Lugnano in Teverina (TR), Ostuni, Padova, Roma, Santa Giusta (OR), Sant’Anatolia di Narco (PG), progetti subito elaborati con proprie gestioni e praticabilità. Con la speranza che presto gli “Orti Urbani” si allarghino a macchia d’olio, su tutto il territorio nazionale.



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