Ridiamoci su! Sapete da dove trae origine la barzelletta?

Creato il 26 gennaio 2015 da Vesuviolive

Talora la barzelletta oscena (come d’altra parte quella non oscena) è una forma d’arte, una variazione dell’epigramma o della satira antica: ve ne sono alcune che sono piccoli capolavori teatrali o verbali“. Così Umberto Eco si esprimeva a proposito della barzelletta: una forma d’arte.

Oggi noi la conosciamo come una storiella leggera, spassosa, che prendendo in giro alcuni personaggi è finalizzata ad intrattenere e a far scoppiare l’altro in una grassa risata. Ma vi siete mai chiesti da dove trae origine?

L’etimologia del termine è incerta, poiché numerose sono le ipotesi. C’è chi crede che derivi dalla parola “bargella“, che indicava nel XVI secolo una donna sfacciata e furba, che a sua volta derivava dal latino medievale “barigildus“, passato a designare un briccone. Altri fanno risalire la barzelletta ad un componimento poetico del XV secolo, d’origine popolare, simile per metrica alla ballata italiana antica, composto di ottonari, caratterizzato dal tono leggero e sciolto e di argomento scherzoso, definito anche “frottola”. Nel tempo però si è persa la vena poetica e musicale ed è rimasta la descrizione di un breve racconto umoristico, che ha la caratteristica di scatenare nell’ascoltatore una reazione di ilarità e buon umore. 

C’è un’altra tesi che vede la nascita della barzelletta 4000 anni fa. Un libretto promemoria potrebbe essere il Philogelos (dal greco “amante della risata”), la più antica raccolta di barzellette risalente a 1.500 anni fa e giunta intatta fino a noi. Potrebbe trattarsi di un libretto usato dagli intrattenitori  per tenerle sempre a portata di mano, dato che le barzellette fanno fatica ad imprimersi nella memoria. Difatti in antichità gli “imbucati” ai banchetti diventavano i mattatori della festa, intrattenendo i commensali proprio con la barzelletta. Lo sa bene Plauto, commediografo greco del III secolo a.C., che ne parla in una sua commedia, “I Parassiti”. Questi andavano alle feste senza invito e con un libricino, su cui tenevano annotate le battute, intrattenevano e distraevano i presenti dalla loro rapacità.

Va detto però che nell’antica Grecia c’è chi avrebbe vietato le barzellette, come il filosofo Aristotele (384-322 a. C.), che le riteneva amorali, o come Platone (427-347 a. C.) che nella sua Repubblica, raccomandava di cancellare dalla letteratura i passaggi in cui dèi ed eroi sghignazzavano troppo. Ma nonostante ciò Atene, nel IV secolo a. C., aveva persino un circolo di comici, i “Sessanta”, che si riunivano presso il santuario di Eracle alla periferia della città. Durante il Medioevo l’arte della barzelletta scomparve e gli unici che potevano permettersi qualche battuta erano i giullari di corte, mentre bisognerà aspettare il Quattrocento per una vera e propria riscossa della battuta, con l’italiano Poggio Bracciolini (1380-1459) che nel 1450 riunendo nel suo Liber facetiarum le barzellette, spesso scabrose, che circolavano a Roma in ambiente pontificio, ebbe molto successo tanto da non ricevere nessuna censura dal Papa. Da allora la barzelletta ha avuto alti e bassi: ci sono stati momenti in cui è stata relegata nelle bettole e nelle caserme, altri in cui è diventata punta di diamante del varietà televisivo.

Qualunque sia la sua origine, la barzelletta ha il fine semplice di far ridere e la risata è un modo per stare bene ed eliminare lo stress. Essa stimola il cervello e produce endorfine, donando energia, migliorando la circolazione ed il respiro. Inoltre favorisce il buon umore ed è un ottimo rimedio contro la depressione.


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