I. il film
al di là di qualsiasi distorsione personale, il film è un buon film. praticamente è la mera riproduzione per immagini del lapidario testo, con pochi fronzoli e, sostanzialmente, invariato. scavando un po' più a fondo della superficiale evoluzione narrativa (gli intrecci, le relazioni e tutto il resto) diventa ben chiaro che si tratta di un film (e di un libro) sulla transitorietà. si parla di amori (platonici) folli, di carezze, sussurri, sguardi; pochi sorrisi, poche parole. parla il vento- o il mare- al posto dei personaggi. ciascuno di essi cerca una posizione e, quindi, un'identità. c'è chi è incapace di darsela (Kizuki, Naoko, Hitsumi) e preferisce farsi trascinare, sprofondare e spegnersi per sempre; c'è chi mette su una corazza (Midori) perché ha paura, perché ha sofferto tanto e non vuole soffrire più, perché è più facile nascondere e star male piuttosto che aprirsi e avere fiducia; chi risponde alla vita con cinismo (Nagasawa), come se questa fosse l'unica maniera sensata per rispondere alla vita. c'è, infine, Toru (alias Murakami) che ci racconta la sua storia di formazione e lo fa con una sincerità che lascia spiazzati: sembra il più solido e stabile, l'unico che può tentare di farcela senza eccedere in estremi. ma sempre rimanendo ancorato ai ricordi: guai a farseli portare via.
titolo originale: Noruwei no moriun film di Tran Anh Hung2010