(Ri)facciamoci del male

Creato il 21 dicembre 2010 da Pierotieni
di Piero Tieni
L’intervista a la Repubblica di Bersani, secondo il quale ci si deve alleare persino con gli ex fascisti di Fini e in nome di questa Alleanza Finale sacrificare le primarie, ha scatenato l’indignazione, l’ostilità e la rivolta della maggior parte degli elettori democratici i quali hanno riversato la propria rabbia su internet, sui giornali e su qualsiasi altro mezzo abbia dato loro la possibilità di esprimersi. Adesso, poniamo pure che Bersani, D’Alema, Letta, Franceschini, Bindi e compagnia cantante abbiano in astratto ragione. E andiamo pure contro la logica, non tenendo conto che sono proprio i finiani i primi dire in tutte le salse che loro non ci pensano proprio ad andare col Pd, dato che vogliono (ri)fondare il centrodestra nel centrodestra e col centrodestra. Insomma, facciamo finta per un attimo che siano gli elettori a non capire una mazza al cospetto dei dirigenti talmente illuminati da correre il rischio di finire fulminati. Ma tra i compiti principali dei capipartito, non c’è anche quello di trovare una sorta di empatia col proprio elettorato, di stabilire un feeling col proprio popolo, di raccogliere, elaborare e dare giusta direzione agli stati d’animo di quelli che, nel bene e nel male dovrebbero essere rappresentati? Cioè, poniamo pure che, a dispetto dei numeri e del buonsenso, l’(innaturale) alleanza con i finiani dia più possibilità di vincere (per fare poi cosa?) rispetto all’alleanza con Di Pietro e Vendola; ma se la stragrande maggioranza dei propri elettori, questo orribile papocchio proprio non lo digeriscono, ammesso pure che il dirigente sia anni luce avanti rispetto a quegli "idioti" dei propri elettori, non è forse il caso che quei dirigenti ne prendano atto e abbandonino la (malsana) idea? C’è un qualsiasi altro partito in cui il rapporto tra rappresentati e rappresentanti sia così disarmonico? Abbiamo presente il rapporto che c’è tra il Sultanino e la sua gente, tra Bossi e i suoi, tra Fini ed i suoi ex (?) camerati, tra Di Pietro e la sua lista, tra Vendola ed il suo popolo (compresi molti tra quelli che votano Pd, non si sa bene ancora per quanto)? Non sarebbe più utile, per esempio, meditare su questa lettera di due giovani elettori e trarne le logiche conseguenze, anziché rilasciare un’intervista al giorno per cercare di addolcire la pillola, che assume sempre più le sembianze di una gigantesca supposta?

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