Una domenica di rabbia e di protesta, di indignazione e di manifestazione del proprio “non volersi arrendere” a quello che sembra essere un destino ormai segnato: la Calabria protesta e scende in piazza in un giorno caldo ed assolato di Maggio, riunendosi a Cosenza con striscioni e slogan, urlando per difendere il proprio diritto alla salute. Duemila persone circa, giovani e anziani, donne e uomini, ragazzi provenienti perlopiù dai comuni maggiormente interessati dall’emergenza discariche e rifiuti.
Un fronte comune creatosi quasi spontaneamente, sulla scia delle proteste di Celico (Comune presilano alle porte di Cosenza), che ha dato il via alla costituzione di altri Comitati. Si sono ritrovati nel centro della città bruzia e hanno sfilato per le strade cittadine, da Corso Mazzini al palazzo dei Bruzi e poi nelle altre arterie principali della città, in maniera civile e allo stesso tempo ferma e dignitosa, allo scopo di chiedere una gestione dei rifiuti diversa, non più delegata alle sole aziende private autorizzate dalla Regione ad aprire nuove discariche che, dal canto loro, mirano esclusivamente alla realizzazione di profitti sempre maggiori. I duemila manifestanti hanno chiesto a gran voce che per il futuro si ripensi profondamente tale sistema e che si tenga conto del diritto dei cittadini a non veder avvelenare la propria terra. Veleni che, in questi ultimi anni, stanno lentamente contaminando la Calabria penetrando in maniera subdola nelle falde acquifere, giungendo fino al mare, inquinando le colture, i terreni agricoli e finendo per colpire, di conseguenza, le persone stroncando centinaia e centinaia di vite innocenti.
La Calabria è scesa in piazza per affermare il proprio secco “no” a tutto questo, ed ha richiesto una maggiore attenzione verso tali problematiche oltre a scelte più responsabili: “Siamo stanchi di ammalarci per far fare soldi ai privati” questo, in sostanza, il contenuto delle rivendicazioni.
Privilegiando l’attuale sistema di smaltimento ed affidando a poche ditte private la gestione del business dei rifiuti, che richiedono circa 140 euro per ogni tonnellata di rifiuti da smaltire, si condanna la Calabria ad un inquinamento crescente del proprio territorio, ad una distruzione delle risorse naturali “pulite” e si condanna la popolazione a convivere con il male.