Riflessioni ad alta voce III

Creato il 22 dicembre 2014 da Amalia Temperini @kealia81

Negli ultimi tempi ho avuto la fortuna di intraprendere un cammino di riflessione che mi ha consentito di rivalutare la mia posizione rispetto alle altre persone. Ho scelto l’onestà e la sincerità come base fondamentale dei rapporti e non sono più disposta a scendere a compromessi. Ci sono state molte cose che questo 2014 mi ha offerto, dato in cambio. Non è stato un anno come gli altri, molto differente, buono a limare e affinare lo sguardo e l’attenzione verso l’altro in pieno ascolto. Cosa che avevo elaborato nei miei trascorsi in un’analisi introspettiva forte e sempre precisa, che fa la differenza poiché mi accorgo di quanto gli altri abbiano rispetto di me, non giocando a stabilire punti, ma guardare in previsione di un miglioramento costante e positivo, nonostante delusioni, dolori e brutalità, che poi subiamo in cambio. Più che l’orgoglio ho imparato a mettere al primo posto la dignità. Una dignità che spesso uomini narcisisti ed egocentrici cercano di scalfire poiché riconoscono la tua capacità di essere più forte, rispetto al resto, spesso non lo fanno con odio, ma giocano in ambiguità, non assumendosi una responsabilità precisa e nei tempi giusti, ma lasciando passare giorni e giorni facendo finta di niente.

Quando qualcosa non è chiaro, affondo, motivo alla reazione e ottengo sempre la verità, anche a costo di chiudere definitivamente con qualcuno.

Riflettevo proprio ieri sera sul fatto che alcun dei film che ho visto negli ultimi tempi rappresentano al meglio parti del mio carattere e delle mie volontà attuali. Non si tratta quindi di costruire scene o sceneggiature pietose per agganciarsi ad altre persone, per succhiare energia per trovare se stessi o affermazioni del proprio essere per scarsa autostima, ma ammettere che si è più forti e coraggiosi di altri, nel ristabilire il proprio centro. E’ una scelta. C’è chi lo sa fare, chi vuole farlo, ma non trova il modo e chi sceglie di rimanere nel suo ambiente adattandosi a cio’ che passa il convento perché è la via più facile per una perfezione, che toglie molto – secondo me – a rapporti e scambi.

Nella mia vita sono sempre stata l’eccezione che ha trasformato la regola, e a 33 anni posso dirlo con fiera riuscita, nonostante i massi, le pietre e le pietruzzole incontrate sul cammino, io non mi arrendo e non lo faro’ mai. A differenza di altri, guardo e cerco di raccogliere quanto più possa essere utile per migliorare attorno a me le cose, pensando a chi, ai quanti, prima di me lo avessero fatto in silenzio. Prendersi cura delle persone e amarle è una cosa che si impara lasciandosi solo andare, ma soprattutto lasciandole andare, anche se spesso costa brutalità e rabbia.

Venere in pelliccia di Polanski mi ha insegnato che non esistono rapporti di sottomissione, nonostante l’evidenza, tutto è il risultato del nostro vissuto. La protagonista si slega dai propri personaggi giocando e dimostrando all’attore maschile che con il suo ego rimarrà impalato. Solo la forza dell’essere passionale vince sul resto, poiché capace di trasportare tutto oltre la sceneggiatura, antica tra l’altro, senza troppo sforzo teatrale/cinematografico contemporaneo.

In Un giorno come tanti di Jason Reitman  si dimostra invece quanto il non sentirsi all’altezza di un uomo può segnare le volontà di un’altra persona, ammettendo – da stesura autoriale – che la donna abbandonata (Kate Winslet) era troppo avanti rispetto a lui, lasciandola sola nel momento in cui aveva più bisogno del suo compagno, cioè la perdita di un figlio.

Hitchcock di Sacha Gervasi, sebbene abbia tutta la centralità calibrata nel regista (Alfred Hichcock), offre un punto di vista netto sulla moglie Alma, donna capace di gestire e ristabilire l’ordine di un rapporto, nonostante l’ego smisurato e le fissazioni maniacali di un marito esagerato, che nonostante tutto, è conscio del fatto che senza di lei lui è perso.

Saranno visioni romantiche, le mie, con una punta di ribellione ottocentesca, ma parlano la lingua dell’odierno e ne riconoscono i limiti andando sempre avanti, nella pura semplicità e senza troppe articolazioni, poiché divincolate dal classismo, quello elitario cieco.

Citando Lavoisier: “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”

E io in questo momento sono calibrata sulla terza parte di questa frase.

Buon Natale e felici feste a tutti


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