Riflessioni Analogiche

Creato il 06 febbraio 2015 da Dariosumer

di
Umberto Ridi
Cito: "ILLUSIONE: percezione alterata delle cose da parte dei sensi o errore di percezione condizionato dal prevalere dei coefficienti rappresentativi o affettivi su quelli sensoriali."
Da questo punto di vista deduco che quello che si osserva non è la Realtà.
E' evidente che la Realtà esista, ma capisco che è limitata dalla nostra percezione.
Se la Realtà esiste, necessariamente qualcuno deve conoscerla. Però chi sia non lo so (ma questo è un altro discorso).
Quello che so è che noi sicuramente conosciamo la nostra verità, che non sarà la Realtà, ma sempre qualcosa che le appartiene.
Infatti tutto è vero per come lo si sente, ma è anche illusorio per come potrebbe essere in una rinnovata espressione di coscienza in evoluzione. Così, da illusione a illusione, da miraggio in miraggio, conosciamo e rappresentiamo quell'aspetto relativo di una Realtà Assoluta; la sola a non essere illusoria.
Ma noi che rapporto abbiamo con la realtà che ci circonda?
Certamente non la conosciamo per quella che è. Allora quali analogie possiamo immaginare?
Una che mi piace e che, inoltre, ricorda quella del mito della caverna di Platone, è quella di immaginare un operatore al computer chiuso in una stanza buia, completamente isolato dal mondo esterno.
L'operatore è paragonabile a uno spirito inevoluto, che per sentirsi d'essere ha bisogno di identificarsi in un corpo fisico ecc., ha bisogno cioè della materia e dei cicli reincarnativi per poter maturare una possibilità di una vita autonoma.
Dunque l'operatore è lo spirito, il computer con le varie periferiche sono il corpo fisico, i programmi in memoria sono i corpi sottili (astrale e mentale), la realtà che l'operatore può "navigare", è internet.
L'operatore impara attraverso la sua navigazione, sperimenta e comprende sempre più quel mondo, mediato attraverso la macchina, ma che gradualmente sta diventando sempre più suo patrimonio, fino a che, saturo di tutte le informazioni, non avrà più bisogno della "macchina" e potrà uscire dalla stanza e vivere coscientemente quel mondo che, prima, aveva solo colto attraverso a delle immagini.
E' abbastanza evidente che la capacità di cogliere i vari aspetti della reatà dipendono dalle scelte dell'operatore, ma anche dai programmi in memoria che possono consentire una navigazione più o meno efficente o più o meno completa. Inoltre se si dovesse guastare, per esempio, una parte della tastiera, (trauma cranico con perdita di funzioni psico-analitiche), l'operatore non avrebbe nessun danno, ma l'apparente funzionamento di tutto il complesso sarebbe compromesso e allora o si potrà riparare o sarà necessario comprarne uno nuovo (una nuova incarnazione?).
Nonostante questo "viaggio" apparentemente confuso e disordinato (in cui ci può essere l'illusione delle forme, del pensiero e la delusione inevitabile di ogni emozione) non si può ipotizzare che "il sentirci di esistere" sia un'illusione, perchè, non solo è la radice di ogni espressione vitale, ma è anche l'unica sensazione destinata all'eternità.
Di questo sono fermamente convinto, ed è l'unica cosa su cui appoggio la mia ricerca.

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