Riflessioni di una blogger latitante…

Da Romina @CodicediHodgkin

Detto tra noi, questo è un periodo veramente particolare. Non me ne sono resa conto fino a ieri, quando mi sono sentita “latitante” nei confronti del blog.

Strano, in realtà. Il bisogno di raccontare e di comunicare attraverso il Codice è invariato e, di fatto, anche se io ho la sensazione di stare scrivendo meno, i fatti mi smentiscono. Non sto scrivendo meno e, mi pare, non sto scrivendo peggio.

Rispondo con invariato entusiasmo a Voi che, meravigliosi come sempre, passate di qui, mi dedicate un po’ del vostro tempo e lasciate saluti e commenti, riflessioni, condivisioni e risate ad ogni post, mi mandate mail, mi cercate su FB e Twitter. A volte penso che questo non sia un blog: sembra più un salotto virtuale. Non so proprio come ringraziarvi perché questo scambio che si è creato in un anno e mezzo di blog è davvero interessante e stimolante.

Quindi il problema non è neanche questo. I progetti che ruotano attorno al Codice stanno andando avanti e spero, a breve, di darvi buone nuove (ricordatevi questo: occhi, uccellino, fiori).

Cos’è dunque, che mi fa sentire latitante rispetto al Codice? Oggi, la folgorazione. Ho capito di che si tratta. Il punto è che sto vivendo un periodo talmente intenso, talmente, come dire, introspettivo, che il mio presente, al momento, ha più bisogno di metabolizzazione che di esternazione. Per ora ho più bisogno di vivere che di raccontare quello che sta succedendo ora. Mi sa che mi sono capita da sola.

Stanno accadendo molte cose, in queste settimane. Sento un forte stridore tra la vita e la morte. Si urtano, si incontrano, si fondono. Ma andiamo con ordine.

Il 26 aprile, è stato il secondo anniversario dalla morte di nonno. C’è poco da fare. Mi manca moltissimo. Il suo cappello preferito è nel cassetto del mio comodino. Ogni mattina lo apro e, prima di scegliere gli orecchini, gli do una carezza. Per quanto mi riguarda, sono – come mi disse una volta una mia amica – nella fase in cui il dolore diventa calore. E quel cappello per me è un balsamo. Inoltre, a fine mese sarà il 4°anniversario di morte di mia madre e, in questo caso, la faccenda non è affatto facile. Non per i motivi che sarebbe naturale aspettarsi, ma non è affatto facile.

Poi, ho letto il libro di Anna Lisa. Inizialmente, non ero intenzionata a leggerlo tanto presto, sono sincera. Non intendevo leggerlo tra questi due anniversari. Pensavo che avrei aspettato. Eppure l’ho fatto. E la scarica elettrica dritta al cuore è stata persino più forte del previsto.

Da un lato, dunque, c’è questo. Dall’altro c’è la vita che continua a correre, va avanti a tutta forza, mi reclama e a me questa giostra piace parecchio.

Il lavoro, va benone. I capi non mi insultano, non mi lanciano contro oggetti contundenti e sembrano consapevoli del fatto che sono un essere umano. E’la prima volta che mi capita. Ogni volta è un’ emozione. Inoltre,  attaccando tardi la mattina ho modo di dedicare un po’ di tempo anche alla casa e la faccenda non è affatto male. D’altra parte, tutto quello che riesco a fare in più durante la settimana, posso evitare di farlo durante il week-end guadagnando tempo che posso dedicare ad altro.

Poi, diciamoci la verità, non speravo di festeggiare il primo maggio da lavoratrice. Non speravo di trovare un lavoro. Non speravo di trovare un lavoro al di fuori dall’ambiente dove ho sempre lavorato e che mi logorava psicologicamente e fisicamente. Sono veramente entusiasta.

Questa boccata di aria fresca, implica necessariamente che tutto il resto sia illuminato da una nuova luce. Ci sono progetti. Si pensa a gite fuori porta. Si pensa a cambiare un po’ di cose. Si pensa di mettere Maschio Alfa in condizione di agire e dare una scossa al suo culone di piombo psicologico…anche perché ci sono cose che non posso cambiare da sola e mi serve che lui collabori.

La positività è come un cristallo a forma di prisma: è sufficiente che una piccola luce vi sbatta contro, che quello la riflette ovunque e allora non si ha più un singolo puntino luminoso, ma tante lucine che vanno a gettare il loro brillio in posti che non c’entravano niente con quello dov’è partito il primo raggio.
Tiè, beccateve ‘sta perla…


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